La crisi sta passando e il 2010 sarà lanno della ripresa. Con uninversione di tendenza però, perché a trainare le imprese lombarde saranno le esportazioni, ovvero la domanda proveniente dai paesi esteri, piuttosto che quella interna che comunque torna a crescere. Lo dice lanalisi fatta dalla Camera di Commercio di Milano su dati Unioncamere Lombardia-Prometeia sulle previsioni per il periodo 2008-2012 e per il 2010, durante il quale - si legge ancora nella ricerca - la crescita dellexport si assesterà intorno al 4,4 per cento. «È un dato ineliminabile e altamente plausibile. Non si poteva che adottare questa linea - spiega il professore Andrea Beltratti, docente di economia politica allUniversità Bocconi -. Certo, è dura. Sarebbe stato meglio avere altre possibilità. Ma deve essere unoccasione per migliorare e rientrare nel debito pubblico». Il fatto che nel resto del mondo ci sia una ripresa economica già consolidata avrà una ripercussione positiva anche per lEuropa intera e a ruota, regioni come la Lombardia potranno beneficiare del migliore andamento dei mercati finanziari, come ad esempio quello della Germania.
I dati della Camera di Commercio vanno interpretati quindi come segnali positivi, aggiunge il docente. «Purtroppo lItalia non si può riprendere in modo endogeno. Sia per la sua vocazione esportatrice dal dopoguerra in poi, sia per il fardello del debito pubblico che si porta dietro». Che era del 105 per cento e arriverà a 115 per cento, continua Beltratti, con 8/10 punti di demerito per il problema complessivo della caduta della produzione.
E se larrivo del nuovo anno segnerà un andamento positivo tra gli altri per gli investimenti fissi lordi (+1,3%), il reddito disponibile (+1,6%) e il Pil (+0,8%) i tempi per la ripresa delle assunzioni invece saranno un po più lunghi e chi cerca un lavoro stabile dovrà avere pazienza e aspettare, complice lo strascico ancora negativo sulloccupazione. «È un classico - continua il professor Beltratti -. Cè un ritardo fisiologico, le aziende devono prima vedere che la produzione riprende, poi aumentare loccupazione temporanea e quindi quella stabile».
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