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Il 25 aprile fazioso chiude per fischi: la Cisl rifiuta il palco

Il segretario Bonanni non parlerà a Milano e per la prima volta il sindacato non ci sarà: "Con i no global troppi problemi"

Milano E pensare che questa volta sarebbe toccato proprio a lui, Raffaele Bonanni, salire sul palco a nome delle tre sigle sindacali, così come hanno sempre fatto a rotazione gli altri segretari nazionali. E invece quest’anno la commemorazione del 25 aprile a Milano rischia di non avere nemmeno un oratore sindacale e tantomeno un intervento a rappresentare Cgil, Cisl e Uil. Raccontano che la comunicazione dell’assenza del segretario nazionale della Cisl al 65esimo anniversario della Liberazione è arrivata proprio durante una delle ultime riunioni per organizzare il corteo. E per quanto ancora in via informale, ci sono buone ragioni per credere che quell’annuncio sia più che attendibile e che nel giro di pochi giorni potrebbe diventare ufficiale. «È improbabile che un altro rappresentante lo sostituisca - spiegano dai sindacati -. Ci sarà un vuoto. È evidente che l’assenza di Bonanni è un fatto politico». Brucia troppo il ricordo di quello che è accaduto lo scorso 12 dicembre in piazza Fontana, con i fischi contro i rappresentanti delle istituzioni milanesi, e i centri sociali che cercavano di sfondare le transenne con petardi e fumogeni. Allora le contestazioni non avevano risparmiato neanche i parenti delle vittime di quel terribile attentato che quarant’anni fa si portò via diciassette vite. Del giorno della memoria alla fine erano rimasti solo gli scontri politici e una manciata di feriti tra no global e agenti delle forze dell’ordine.
«Non abbiamo ancora deciso se e come parteciperemo alla manifestazione - precisano dalla confederazione nazionale della Cisl -. Il segretario Bonanni, che ha anche altri impegni per quel giorno, si riserva di valutare la sua presenza o meno alla luce di quanto accaduto il 12 dicembre scorso». Come a dire: bisogna vedere quali organizzazioni sfileranno al corteo. Finché si tratta di associazioni partigiane va bene, ma il fatto è che negli ultimi anni hanno allargato anche a soggetti politici che contestano. «Il punto è capire chi sono: se ci sono i no global, non veniamo. Se si prendono delle precauzioni, d’accordo. Altrimenti se s’incentiva la manifestazione a diventare qualcosa di diverso, sorgono dei problemi». In quest’ottica, anche il fatto che il presidente della Repubblica Napolitano abbia deciso di partecipare solo il 24 aprile all’incontro alla Scala, e lo stesso farà il governatore lombardo, Roberto Formigoni, significa qualcosa.
«Da un punto di vista politico è la prima volta che il 25 aprile viene celebrato in modo non unitario - spiega il segretario generale della Uil Lombardia, Walter Galbusera che non ha sottoscritto il documento di Anpi e delle altre associazioni partigiane -. Noi abbiamo fatto tutto il possibile perché ci fosse la presenza delle associazioni partigiane, del sindacato e delle istituzioni. Se questo non riesce, la celebrazione è evidentemente legittima, ma parziale. E questo è ciò che rischia di accadere». Tutte le grandi vicende, continua il sindacalista, sono oggetto di letture contrapposte che annebbiano una memoria condivisa. E se un’occasione così importante viene celebrata all’insegna della battaglia politica, allora...

«Allora è un’altra cosa, non si difendono i valori. È una ricorrenza troppo importante per non essere equilibrata, altrimenti ognuno si fa la propria manifestazione. Ma queste cose fanno perdere il carattere unitario del Paese».

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