da La Spezia
Quarantanni da «non vedente», con tanto di indennità di accompagnamento cumulata con la pensione di invalido. Poi, i carabinieri lo fermano - mentre è al volante di unApe! - e fanno crollare il castello di carte e di menzogne. E P.Z., uno spezzino settantaduenne, finto cieco e vero millantatore, si ritrova con una denuncia di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato da cui, nel frattempo, ha percepito indebitamente una somma non inferiore a 300mila euro. Tutta da restituire.
E pensare che finora, a chi laveva conosciuto e frequentato, pareva solo vittima del destino cinico e baro: la vista che si indebolisce, i contorni che scompaiono, poi sfumano anche le «cose grosse», la gente, gli amici. Infine, solo ombre, lanticamera del nulla. E un giorno: «Non ci vedo più» dice P.Z. alloculista, che gli rilascia subito il certificato necessario per ottenere lindennità e la corsia preferenziale per un posto riservato agli invalidi. Ma lui, invece di abbattersi, esce dallo studio dello specialista, inforca la motocicletta e se ne va a fare la spesa. Con un occhio di riguardo ai prezzi: «Accidenti, comè diventata cara la vita!». Il tran tran va avanti regolarmente: dalla sedia del centralino dellInps, dove lhanno assunto, alla poltrona di casa, e viceversa. Guidando la moto o la macchina. Qualche volta, anche la bicicletta. Così P.Z. arriva alla pensione. Ma sempre accompagnato da quel bastone bianco. «Fa compassione, poveretto» dicono i colleghi. Che ogni tanto si lasciano scappare quel saluto, l«arrivederci!», più beffardo di una gaffe per uno come lui che tutti simmaginano afflitto da depressione.
È P.Z., invece, che fa coraggio agli altri: «Non importa. Ho la pensione, mi danno anche lindennità di 800 euro perché sono invalido assoluto. Pensate - spiega a chi si ferma un attimo ad ascoltarlo, più per compassione che per interesse -, sì, pensate che nel 1965 mi hanno assunto allIstituto nazionale di previdenza sociale per motivi di cecità, e nel 1971, dopo che ho chiesto laggravamento dellinvalidità, mhanno riconosciuto cieco ventesimista...» . Ma che vuol dire? «Te lo dico io che significa: allora avevo un residuo visivo non superiore a 1/20 ad entrambi gli occhi. Era già un casino. Ma sei anni dopo, nel 1977, finalmente hanno capito e mi hanno dichiarato ufficialmente cieco assoluto». Risultato: indennità cumulabile con la pensione. Daltronde, con quei referti... E poi, qui, in Italia, il Paese dei falsi invalidi. Via! Come si fa a negare qualcosa a uno come P.Z. che, dopo tutto, si è sempre dato un gran daffare. Anche se si viene a sapere che qualche funzionario dellInps, magari un po troppo solerte, lo ha già ripreso più volte per via che non si faceva trovare, risultava assente ingiustificato dal lavoro, non era a casa quando gli hanno mandato la visita fiscale. Ma come si fa a disquisire di fronte a un cieco totale?
P.Z. resiste, tiene duro, non si fa condizionare: mai una volta che lasci a casa il bastone bianco, neanche quando zappa lorto, inforca la motocicletta o si mette al volante dellApe che è diventata ormai, in pensione, la sua seconda scelta. È lì, al volante, che lo fermano i militari dellArma, per contestargli una banale infrazione e verificare i documenti. Manca il patentino. Lui si mostra stranamente imbarazzato, incerto, titubante.
(ha collaborato Alberto Vignali)
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