Qualche giorno fa proprio su queste colonne si è scritto come stava cambiando laria. Inter di qui, Inter di là, tutti pronti a parlare di duello con la Juve, chiuse le giocate sulla sua qualificazione al turno di Champions, perfino Ibra capocannoniere di coppa. Dopo sole sei partite cera già chi sbarellava davanti al dramma di unaltra tirannia, dopo sette ci si interroga sul grado di incompetenza di un allenatore giudicato arrogante, presuntuoso e privo di conoscenza del calcio italiano perché non basta sapere la lingua per stare in panchina da noi. Siamo certi che listeria stia tutta dalla sua parte? Josè Mourinho qualcosa deve ancora imparare, ha pensato di sopperire alle lacune lavorando sulla sua autostima e tutto questo ha avuto un impatto devastante sul resto perché qui si deve mangiare tutti, non uno solo anche se speciale. Peraltro quando ha ribattuto colpo su colpo, ha trovato la maggioranza dei consensi. Ma ci si chiede: un allenatore intelligente come lui si dichiara, non poteva intuire che non lo avrebbero lasciato arrivare, spazzolare la bacheca dei trofei e accettare tutto inchinandosi? Così Mourinho ha trascorso la settimana antecedente alla sua prima sconfitta a difendersi, senza peraltro aver ancora vinto nulla di tutto suo, perché per ammissione, la finale di Supercoppa è a metà con il Mancio. Lasciategli almeno vincere qualcosa di tutto suo.
Laspetto psicologico, senza star troppo lì a farne un dramma, non è secondario, proprio perché Josè ha impostato in questo modo la sua sfida. Tanti allenatori commettono errori, Mancini era famoso per sbagliare tutti i primi tempi, poi è stato crocefisso perché le pareggiava tutte. Alla fine ha vinto tre scudetti. Il portoghese non ha messo Cordoba, non ha ritenuto necessario schierare una vera punta, ha perso.
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