Gli abusivi in rivolta E la gravidanza diventa un trucco anti-sfratto

Il metodo per scongiurare uno sgombero è sempre lo stesso: le donne dichiarano agli ispettori e agli agenti della polizia una reale o presunta gravidanza o si fanno trovare nell’appartamento occupato con i loro piccoli. E invocano il diritto alla casa, senza condizioni e cercando il sostegno di altri abusivi. Proprio come è successo ieri mattina in via Tracia, quartiere San Siro, dove l’Aler ha liberato un alloggio popolare abitato illegalmente da una marocchina con due figli. Mentre fuori dal palazzo una cinquantina di persone, spalleggiate dai centri sociali, protestavano per impedire che la donna venisse allontanata perché «non è possibile cacciare una madre e i suoi due bambini senza offrire loro un’altra sistemazione in questi giorni di gelo».
«L’episodio di via Tracia, seguito da una manifestazione non autorizzata, cerca di far leva su vecchi escamotage, presenza di figli, gravidanze o altro - spiega il vicesindaco Riccardo De Corato -. Nessuno però pensa alle donne incinte in lista di attesa che aspettano una casa popolare dopo aver fatto regolare richiesta e che si vedono usurpate nei diritti da abusivi. Come la signora Anna Cardinale, figlia di Giovanna Pesco, boss del racket, attualmente agli arresti domiciliari in via Monti 16 e in stato di gravidanza. E che il Comune chiede di poter sfrattare». Dal 1999 per la precisione, da quando il Tar ha dato ragione con una sospensiva all’inquilina permettendole di continuare ad abitare senza titolo nella casa in zona Niguarda. «Se dovessimo dar retta agli abusivi - continua De Corato - dovremmo lasciare tranquilla anche la signora Cardinale, agli arresti domiciliari nell’alloggio occupato abusivamente. Un soggetto criminale per il quale la Procura della Repubblica ha chiesto il giudizio immediato con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla gestione del racket delle case popolari in via Monti. E invece il Comune ha sporto querela e ha chiesto alle forze dell’ordine l’esecuzione dello sfratto». Il 9 febbraio il Tar ha fissato un’udienza per stabilire se il Comune potrà finalmente sgomberare l’appartamento che da dieci anni chiede di liberare.
Ma per quanto diffusa, la piaga dell’abusivismo a Milano ha numeri molto più bassi rispetto ad altre città come Roma e Napoli dove supera il 30 per cento, contro il 3-4 per cento del capoluogo lombardo.

E per garantire una maggiore sicurezza ai cittadini, il vicesindaco ha chiesto e sollecitato un incontro con il prefetto Gian Valerio Lombardi. All’ordine del giorno, la possibilità di allontanare non solo gli abusivi, ma anche chi usa la propria abitazione come base per attività criminali.

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