Acquabomber, giallo a Padova: bimba avvelenata per due volte

La bambina era tornata a casa della nonna venerdì sera: di nuovo intossicata dalla varechina

da Padova

Se davvero è solo il destino, allora deve avere il volto di un folle. La bambina ha due anni e vive a Peraga di Vigonza, in provincia di Padova. Qualche giorno fa ha bevuto un succo di frutta, che i genitori avevano acquistato in un supermercato. La bimba ha bevuto e si è sentita male. Il succo puzzava di varechina. Corsa all’ospedale, i genitori in ansia, il dramma di un semi-coma, le cure dei dottori, la speranza: la bimba è salva. Il brick del succo di frutta aveva un forellino nascosto, il segno di un ago, lasciato da qualcuno che voleva uccidere, un folle, appunto.
La bambina è tornata a casa ieri, dai nonni, convalescente. Ha fame. I genitori aprono il frigorifero e prendono un formaggino, uno di quelli spalmabili, da mangiare su una fetta di pane. E l’inverosimile accade di nuovo. Il volto della bambina diventa un lenzuolo bianco. Sta male, di nuovo. La gola brucia, lo stomaco fa male. Una nuova corsa verso il policlinico di Padova, reparto pediatria, lo stesso dove era stata dimessa venerdì sera. Ora è in osservazione. L’unica certezza, per ora, è che anche il formaggio è stato avvelenato. Lo stesso forte odore di varechina. Il supermercato, assicurano i genitori, è sempre di Pionca di Vigonza, come l’altro, quello del succo di frutta, ma non è lo stesso. La famiglia ha estratto due volte le carte adulterate di mister Acquabomber, l’avvelenatore alimentare. Se questa è sfortuna, il destino è un baro. Si accanisce contro le stesse persone contro ogni legge della probabilità.
I carabinieri hanno raccolto la denuncia della madre direttamente in ospedale, dove la donna si trova tuttora accanto alla figlia. Hanno sequestrato la confezione di formaggio adulterato, che oggi verrà analizzata dai tecnici dell'Arpav. Ancora non si sa se l'involucro della crema sia danneggiato come il cartone di succo di frutta. È molto probabile che sia così.
La madre della bambina, una donna di 32 anni, avrebbe detto agli investigatori di non essersi resa conto subito del forte odore emanato dal formaggio, accorgendosene solo dopo che la figlia si è sentita male. Il fatto è avvenuto mentre madre e piccola si trovavano in casa dei nonni. Con il succo, invece, il fatto era successo nella residenza della famiglia, poco dopo che la donna era rientrata dalla spesa fatta al supermercato Prix di Pionca di Vigonza.
Le analisi di laboratorio avevano accertato nel succo d'arancia la presenza di ipoclorito di sodio in una concentrazione tra il 3 e il 5%. Il caso della bimba era accaduto un solo giorno dopo quello di cui rimase vittima un operaio 29enne, Vanni Favaro, finito in ospedale lunedì scorso dopo aver bevuto dell'acqua minerale presa da un distributore automatico di una fabbrica di Campodarsego (Padova), una località ad una manciata di chilometri da Vigonza.

Su questi ultimi episodi la Procura di Padova ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di lesioni volontarie, che potrebbe confluire nel faldone d'indagine aperto dopo i numerosi casi di avvelenamento di bottiglie d'acqua verificatisi nel 2003.
C’è un uomo che si aggira nello stesso Nord Est di Unabomber, un uomo che si diverte a giocare a una sorta di «roulette russa» alimentare e che vuole trasformare i supermercati in un casinò della morte.

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