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Un addio che sa tanto di arrivederci

Berlusconi: "Non mi ricandido a premier, tocca ai giovani". La nuova guida del partito sarà decisa con le primarie a dicembre. Ma...

Un addio che sa tanto di arrivederci

Se è vero, e pare proprio di sì, Silvio Berlu­sconi avrebbe deciso di farsi da parte: non intende presentarsi alle elezioni del 2013 in veste di candidato premier. Lo ha scritto egli stesso in un comunicato e, mentre ne riferisco, le agenzie di stampa diramano la noti­zia. Alla quale, secondo alcuni, se ne potrebbe ag­giungere una seconda, altrettanto clamorosa, ma più improbabile: il Cavaliere non vorrebbe neppu­re tornare in Parlamento.

Fosse così, si tratterebbe di un autentico ritiro, di un’uscita dal campo in cui fece irruzione quasi 19 anni orsono, mentre infuriavano Tangentopoli e Mani pulite.

I motivi che avrebbero indotto l’ex presidente del Consiglio a togliersi dall’agone politico si pos­sono intuire: anzitutto la crisi del centrodestra, peggiore ma speculare a quella del centrosinistra; poi la necessità di rinnovare (o addirittura rifonda­re) il Pdl, adeguandolo alle aspettative dell’eletto­rato, che ha dimostrato insofferenza nei confronti dell’attuale ceto politico. Abbiamo usato termini dubitativi, fin qui, per una ragione: Berlusconi non è nuovo a ripensamenti, quindi non si sa mai, anche se in questo caso pare improbabile una mar­cia indietro.

Segnalo una curiosa coincidenza. Proprio ieri, quando si apprendeva dell’addio (o arrivederci) di Berlusconi, si veniva a sapere che Luca Cordero di Montezemolo (uomo Ferrari e vicepresidente di fresca nomina di Unicredit) si era dimesso dalla presidenza di Ntv, cioè la società di Italo, il treno privato che fila veloce lungo la tratta Milano-Ro­ma- Milano, e non solo. C’è qualche attinenza fra le due circostanze? Non abbiamo certezze in meri­to. Tuttavia da alcuni giorni circolava la voce che il numero uno della Ferrari sarebbe stato avvicina­to dal Cavaliere, il quale gli avrebbe offerto di en­trare in politica. Al posto suo? Chi è in grado di dir­lo? L’ipotesi è legittima e suffragata da elementi non fumosi.

Montezemolo da parecchi anni medita di cam­biare mestiere e di dedicarsi alla cosa pubblica; ma i suoi traccheggi alla fine avevano contribuito a farci pensare che non avrebbe mai osato spicca­re un volo del genere. Berlusconi da alcuni mesi aveva dato segni di stanchezza, il che lasciava pre­sagire un suo abbandono. Un paio di giorni fa, un’indiscrezione è apparsa sui giornali: Montezemolo è pronto ad accogliere l’invito del Cavaliere a rimpiazzarlo. Una balla? Forse no. Si aspettano conferme o smentite.
Qualcosa è nell’aria.Il supposto av­vento del ferrarista però non si conci­lia con l’annuncio che il Pdl organiz­zerà le primarie, messe in calendario
per il 16 dicembre. È improbabile che l’ex pupillo dell’Avvocato si sottopon­ga a tale competizione per assumere, eventualmente, la guida del partito (e di una coalizione di centrodestra). Tanto più che negli ultimi giorni Ange­lino Alfano, attuale segretario del Po­polo della libertà, ha ricevuto da Ber­lusconi attestati di stima (non sola­mente formali) che autorizzano a con­siderarlo un leader inamovibile.

Nei prossimi giorni vedremo. Allo stato delle cose, è difficile fare previ­sioni. Non rimane che constatare un fatto destinato a sconvolgere gli asset­ti politici del Paese: senza Berlusconi l’Italia volta pagina. In meglio o in peg­gio? Questo è il dilemma. Molti esulte­ranno, altrettanti storceranno il naso. Noi- e non parlo solo a titolo persona­le - siamo perplessi. Quando si chiu­de un’epoca e se ne apre un’altra, si sa dove si inizia e non si sa dove si fini­sce. In questa congiuntura, pur ca­pendo la voglia di Berlusconi di libe­rarsi dagli impegni di Palazzo, non comprendiamo chi abbia i titoli per degnamente sostituirlo.

Ci corre l’obbligo di ricordare che il Cavaliere, nel 1994, quando la sini­stra marciava spedita verso la vittoria elettorale, favorita dall’assenza del pentapartito (eliminato dalle inchie­ste giudiziarie), si improvvisò politi­co, mise in piedi un partito di plastica nel giro di due mesi e risparmiò all’Ita­lia un bagno tardocomunista. Un grande merito, il suo.

Del quale gli sa­remo grati per sempre.

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