Roma

Adesso gli «antagonisti» temono gli sgomberi

Preoccupazione dei centri autogestiti per le conseguenze del decreto Pisanu: «Un’arma in più contro le occupazioni»

Alessia Marani

Pachistano sospettato di terrorismo fermato e rilasciato a Ostia: centri sociali e associazionismo della sinistra «alternativa» serrano i ranghi, riuniscono la stampa nella sede dei gruppi consiliari comunali in via delle Vergini, fanno il punto sulle ripercussioni che il decreto Pisanu sulla sicurezza può avere sull’attività dei «movimenti» a Roma, indicono una manifestazione di protesta per sabato alle 21,30 sul Pontile di Ostia. Casus belli il blitz di polizia e Digos all’alba di venerdì all’interno del centro sociale autogestito (ma dato in affidamento dal Campidoglio alla vigilia del Giubileo del 2000) «Vittorio Emanule III» sul lungomare Paolo Toscanelli. Mirza Abdul Rehman, 44 anni, originario della regione del Gudjarai, moglie e quattro figli in patria, due by-pass al cuore, venditore ambulante, viene prelevato e portato in caserma insieme con altri 13 stranieri ospitati nell’ex colonia marittima. Cinque di loro verranno lasciati andare nel pomeriggio, per otto partiranno le pratiche d’espulsione perché risultati clandestini. A Mirza, invece, che è in regola col permesso di soggiorno, tocca un interrogatorio lampo negli uffici della questura romana a via di San Vitale, dove rimarrà chiuso in camera di sicurezza fino alla sera del giorno successivo.
L’accusa? Quella di avere posizionato a maggio un candelotto «nebbiogeno» di quelli utilizzati per distogliere l’attenzione dei satelliti sugli spostamenti dei mezzi pesanti durante le manovre di guerra, nel bagno del Mc Donald’s del Lido di Roma. Lo stesso sul lungomare Toscanelli davanti al quale l’extracomunitario da almeno 3 anni sistema il suo banchetto per vendere collanine e braccialetti «a 1 euro». «Non so niente di quella storia - dice -. In quei bagni sono entrato tante volte. Ma non so davvero di che cosa stiano parlando». «Il Gip - spiega Luca del comitato di gestione del Vittorio - ha derubricato il reato di terrorismo internazionale, non ritenendo che vi fossero elementi tali da confermare l’arresto. Quel che temiamo però è una campagna intimidatoria nei confronti del Vittorio, di quest’esperienza autogestita, come di tante altre nella capitale che lottano per la casa e il lavoro contro il precariato. Problemi che le istituzioni dimostrano di non sapere affrontare». Tutti presenti, ieri: Action, Coordinamento cittadino di lotta per la casa, Senza Confine, Arci Roma, Red Link, Corrispondenze metropolitane, Acrobax, Rifondazione comunista, Verdi, il vicepresidente Nando Simeone per la Provincia. «Sono i primi effetti del pacchetto Pisanu - ha commentato il senatore del Prc Giovanni Russo Spena a proposito della vicenda di Abdul Rehman -, si tratta di un attacco infame contro gli immigrati con un provvedimento incostituzionale». «Presenteremo ricorsi alla Corte europea per i Diritti dell’uomo contro le espulsioni indiscriminate di massa», ha aggiunto la senatrice verde Tana De Zulueta.
Ma lo spauracchio più grande per gli «alternativi romani», ora, è che dietro al decreto possa nascondersi una scorciatoia per risolvere con un «colpo di mano» situazioni a dir poco «scomode» per il Campidoglio. «Ci hanno già annunciato lo sgombero del palazzo occupato di via Carlo Felice da attuare prima della fine dell’estate - dice Paolo Diletta di Action - perché vicino alla basilica di Santa Maria Maggiore, possibile obiettivo dei terroristi. Il pacchetto Pisanu? Nient’altro che lo strumento in mano a prefetto e questore per tentare di chiudere le esperienze socioabitative a Roma. Non dobbiamo abbassare la guardia». «Siamo solo all’inizio - ha concluso il consigliere comunale indipendente Nunzio D’Erme -. In questo clima di caccia alle streghe per settembre ci attendiamo una stagione di sgomberi.

Ma non cederemo».

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