Adesso Hollywood sceglie i set di casa nostra

Girare in Italia conviene: nel 2009 sette produzioni Usa hanno portato nelle casse dello Stato 131 milioni di euro. Tutto il merito è del "tax shelter" promosso da Gabriella Carlucci

Adesso Hollywood sceglie i set di casa nostra

Le grandi produzioni americane latitavano da anni, scoraggiate da costi di lavorazione troppo alti, ma adesso tornano nel Bel Paese, attratte da vantaggiose misure fiscali, atte a rimettere in moto la cineindustria locale e quella internazionale. Era dai tempi dei «sandaloni», kolossal storici anni Sessanta sulla Roma dei Cesari, con Liz Taylor nel peplo di Cleopatra o Steve Reeves con la clava di Ercole, che non si vedevano importanti set Usa, aperti su suolo nazionale in oliata sinergia con le nostre maestranze e il nostro sistema divistico. Il merito spetta al meccanismo virtuoso del «tax shelter» (utili d’impresa detassati al cento per cento, di modo che produttori, esercenti ed imprenditori esterni possano reinvestire rapidamente quanto guadagnato), promosso da Gabriella Carlucci, responsabile del Dipartimento dello Spettacolo e membro della Commissione Cultura Pdl.
«Nel 2009-2010, col credito d’imposta sono stati finanziati 114 film per un totale di 48 milioni di euro. Nel 2009 sette produzioni americane hanno portato nelle casse dello Stato un saldo netto positivo di 131 milioni di euro», puntualizza la Carlucci, soddisfatta dal trend, che evita si chiedano soldi pubblici attraverso il Fus (il Fondo unico per lo spettacolo). Intanto, la Bibbia degli hollywooditi, «Variety», registra la tendenza «italo tax», «un modo per fornire alle produzioni internazionali il 25 per cento di deduzioni fiscali, fino a 7 milioni di dollari, pagabili tramite un produttore esecutivo italiano»), che fa prevedere stagioni migliori per il cinema in crisi. Aspettiamo il 27 agosto per lo sbarco in sala di Letters to Juliet, commedia drammatica di Gary Winick sul tema dell’amore senza età. Uscito negli Usa a maggio (produce Summit Entertainments), con buone ricezioni di pubblico e di critica, Lettere a Giulietta (distribuisce Eagle Pictures) si svolge per metà a Verona, la città di Giulietta e Romeo, dove una ragazza americana (l’ormai lanciata Amanda Seyfried del musical Mamma mia!) trova una lettera d’amore, scritta mezzo secolo prima da una donna delusa (Vanessa Redgrave). Mescolando realtà e fantasia, la giovane finirà con l’innamorarsi del nipote di nonna Vanessa (Gael Garcia Bernal),insieme al quale cercherà, tra Firenze e i vigneti toscani, quel perduto amore (Franco Nero), pronto per una seconda occasione. Dario Conti, Milena Vukotic e Luisa Ranieri completano il cast italiano. E c’è attesa, a Venezia, dove verrà presentato al festival, per The American, il thriller di Anton Corbijn, che mette George Clooney al centro d’una vicenda inquietante. Girata in Abruzzo (budget di 14 milioni di dollari), questa storia di spie e di sicari (il bel George fa Jack, killer di professione) s’avvale degli aspri paesaggi abruzzesi per ambientare vicende anche amorose (Violante Placido è la donna di Jack) e d’amicizia (Paolo Bonacelli fa padre Benedetto, confidente del sicario).
Tratto dal racconto di Martin Booth «A very Private Gentleman» (2005), The American farà discutere, ma intanto - col tax shelter - ha salvato 2,5 milioni di dollari. La legge, infatti, stabilisce che se le produzioni internazionali non superano il 60 per cento della spesa prevista, possono reinvestire il rimanente 30 per cento in altre produzioni europee. E sarà il film di Natale The Tourist (dal 22 dicembre, distribuisce 01), thriller drammatico dell’oscarizzato Florian Henckel von Donnersmarck (Le vite degli altri), che ha Venezia per sfondo.

Il cast accoppia Angelina Jolie (agente Interpol) e Johnny Depp (il turista americano Frank, vittima del fascino pericoloso di Elise-Jolie) in un tango di inseguimenti per calli, fughe nei campielli e tuffi nei canali. Ma i nostri Christian De Sica e Nino Frassica? Come poliziotti fanno un figurone e tutti ci guadagnano (anche in visibilità).

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