Le adozioni gay scatenano la guerra tra Blair e le Chiese

da Londra

Via libera definitivo ieri da parte della Camera dei Lord inglese all’Equality Act, la legge che vieta ogni forma di discriminazione sessuale nell’accesso ai servizi pubblici e finanziari offerti dallo Stato. Si tratta di una decisione particolarmente controversa che rischia di creare una grave frattura tra il governo laburista di Tony Blair e la Chiesa cattolica. La parte della legge, che è passata ieri con 168 sì e 122 no, implica l’obbligo per le agenzie di adozione a considerare come potenziali genitori adottivi anche persone dello stesso sesso. In Gran Bretagna tutte le agenzie sono co-finanziate dallo Stato e operano in collaborazione con i servizi sociali.
Il problema si preannuncia, quindi, quasi insormontabile per le agenzie cattoliche e protestanti gestite quasi esclusivamente da volontari molto credenti. Qualche mese fa, i primati della Chiesa cattolica e di quella anglicana avevano chiesto una deroga speciale alla legge che di fatto solleva una questione etica molto profonda. Impossibile, infatti, per il Vaticano, accettare che le agenzie cattoliche trattino le coppie omosessuali alla stregua delle coppie eterosessuali. L’unica via d’uscita per evitare che queste organizzazioni chiudessero i battenti era quindi permettere loro di indirizzare gay e lesbiche verso altre agenzie di natura laica.
La questione aveva messo in grave imbarazzo Blair, che con una moglie cattolica si era trovato a camminare sui tizzoni ardenti. All’interno della propria maggioranza le possibilità di raggiungere un compromesso erano veramente risicate visto che il Labour ha fortemente voluto questa legge. Alla fine, quella che è stata votata è più o meno la proposta originaria con una concessione minima alle agenzie religiose. Nessuna deroga, ma un periodo di transizione di 21 mesi nel corso del quale le agenzie potranno prepararsi alla nuova legge. La speranza del governo è che tutte le agenzie cattoliche riescano a trovare il modo di collaborare evitando così di perdere un contributo che negli anni si era fatto molto prezioso.
«Sia le coppie gay che le agenzie cattoliche – aveva spiegato il premier nei mesi scorsi – hanno ottenuto un’alta percentuale di successi proprio nei casi di adozione più complicati». Rimane però da vedere se e come la Chiesa consentirà una collaborazione con premesse tanto lontane dagli insegnamenti della propria fede. Una chiusura di tutte le agenzie sembra a questo punto la prospettiva più probabile. E sulla questione c’è già chi si esprime molto duramente. Mentre la signora Ruth Kelly, ministro per le Comunità locali nonché fervente cattolica e membro autorevole dell’Opus Dei, ha definito il voto di ieri «un grande passo in avanti per assicurare dignità e rispetto e giustizia a tutti», il vescovo di Paisley, in Scozia, ha lanciato un vero e proprio anatema contro la nuova legge. «Sentiamo che nel Regno Unito sta accadendo qualcosa di sinistro alla libertà religiosa, questo episodio – ha scritto il presule in una lettera pastorale ai fedeli - preannuncia tempi nuovi e incerti nel Regno Unito, poiché le norme che obbligano la Chiesa e i cattolici ad agire contro le proprie convinzioni religiose per applicare le misure previste, offendono la libertà di fede e di coscienza».
L’Equality Act dovrebbe entrare in vigore entro il 30 aprile prossimo e resta quindi da vedere quale sarà la decisione finale dei cattolici. Il cardinale Cormac Murphy O’Connor, presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, ha però già dichiarato che «è da vedere» se la Chiesa collaborerà nella direzione a senso unico indicata dalla nuova normativa.
In Scozia sulla medesima questione non c’era stato bisogno di arrivare allo scontro.

Con un accordo aperto le agenzie cattoliche di adozione hanno ottenuto dai ministri di Edimburgo quella deroga che Blair non ha potuto invece concedere. Non potranno quindi essere mai forzate a dare in adozione i loro bambini alle coppie gay.

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