Roberto Scafuri
da Roma
Spostare un poindietro le lancette, riandare alle origini per capire i problemi. Mercedes Frias è una giovane deputata di Rifondazione. Fa parte della Sinistra europea, e dunque di quel mondo sceso in campo con Prc non per immergersi nella politique politicienne. Mercedes tenta di conservare la purezza danimo, anche se la sua coscienza «è molto combattuta», ammette. Dominicana, assai impegnata nel sociale, non è tra i «ribelli» della sinistra radicale, però non rinuncia a proclamare che «mediazioni non sono possibili sulla guerra: o cè o non cè». Perseverare in Afghanistan dopo cinque anni di «missione fallimentare» le sembra diabolico, e soltanto lentusiasmo della prima legislatura le fa tentare una (forse impossibile) conciliazione: «Che almeno lItalia partecipi con dignità, mostrando fantasia e non subalternità agli Usa... Si impegni a promuovere un cambiamento di rotta, a chiederci assieme agli alleati dove vogliamo arrivare, quale sia oggi un percorso di pace possibile per lAfghanistan...».
La deputata Frias è il prototipo di quella sinistra «dissenziente» cui il leader ds Fassino rivolge il suo invito a dire «sì» al decreto per il rifinanziamento. Appello giudicato da tanti velleitario e un po ambiguo, visto che, nella stessa intervista al Corsera, Fassino si dice pronto a incamerare «senza imbarazzo» anche i voti provenienti dal centrodestra. Ma allora a che gioco sta giocando, si chiede il senatore rifondatore Gigi Malabarba, uno che fino allultimo farà pesare il suo «no» al decreto sul rifinanziamento. «Mi pare che sia semplicemente un modo per nascondere ipocritamente una disponibilità verso lallargamento della maggioranza verso forze del centrodestra. Se si dice dissentite e poi contemporaneamente si propone il voto alla Cdl credo che si pensi a un altro scenario, e lappello diventa irricevibile». «Se fossi Fassino - aggiunge Claudio Grassi, altro leader della minoranza prc - prima di rivolgermi allopposizione, cercherei i punti che possono unire tutta lUnione in un passaggio importante come la pace e la guerra. Ci sono margini per trovare lunità. Ognuno deve fare uno sforzo...».
Il punto sembra oggi che questo sforzo non voglia essere fatto. I riformisti ds e i centristi tentano di incamerare i «sì» senza concedere nulla, lasciando ai massimalisti solo il diritto al mugugno. Anche per questo il dibattito, dalle questioni di sostanza così care a deputati e senatori come la Frias, si sposta su piani di complessità politica. Accettare o no eventuali voti provenienti dalla Cdl? «No», dice il verde Paolo Cento. «Ma poi quelli della Cdl sarebbero pronti a votare un decreto che prevede, al primo punto, il ritiro dallIrak?», sorride un alto esponente del governo. E in effetti il decreto unico servirà a scoraggiare ogni possibile «inquinamento» della maggioranza. Ma basterà a frenare lUdc, che sulla carta è vogliosa di rientrare in gioco? Sospetti e veleni tornano ad aleggiare, tanto che il ministro Parisi deve smentire il Corsera, secondo il quale il titolare della Difesa aveva chiaramente indicato in DAlema un «terminale» per imbarcare, poco alla volta, Casini nella maggioranza. «È vero che in un incontro con i capogruppo Migliore e Bonelli ho ancora una volta ribadito la mia totale fedeltà al bipolarismo estremista - sottolinea Parisi -. Ma non è vero che abbia indicato o alimentato sospetti su altri colleghi di governo, e men che mai su DAlema, accusandoli di giocare di sponda con Casini...».
È evidente però che lindiscrezione deve aver infastidito non poco il ministro degli Esteri, impegnato a rendere il percorso praticabile per la sinistra radicale. Alla fine è quasi scontato che il rifinanziamento alle missioni passi con voto compatto della maggioranza: largomento di «non concedere alibi a chi oggi pensa che sia meglio un cambio di maggioranza», messo in chiaro dal capogruppo verde Bonelli, sta facendo proseliti in Parlamento. Ma riuscire a condurre in porto loperazione Afghanistan con sotterfugi non è proprio quanto si attendeva il popolo che ha marciato per la pace e votato Prodi.
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