Proprio non capisce perché ci si debba scannare. Anzi, lancia lappello in consiglio regionale, maggioranza e opposizione dovrebbero persino collaborare su questa benedetta manovra fiscale per risanare i conti in rosso della Sanità. Perché, molto semplicemente, trattasi di non avere vie duscita. Claudio Burlando lo dice con laria di chi sa già come andrà a finire e non è proprio rassicurante. Certo, si possono chiedere più trasferimenti allo Stato: «Lo abbiamo fatto, ma non è detto che ci verranno dati». Si può razionalizzare il sistema: «Ma se bastasse razionalizzare lo avreste fatto anche voi». E si può vendere il patrimonio regionale, sì: «Lo faremo, ma con la consapevolezza che è un provvedimento una tantum».
Non ci resta che aumentare le tasse, è lavvertimento, nemmeno troppo velato, del presidente della Regione. Nessuno qui ha più voglia di parlare di Sanità, dopo tre sedute e mille dati sciorinati-interpretati-smentiti la parola passa agli irriducibili, come Claudio Gustavino il capogruppo della Margherita e Gianni Plinio il capogruppo di An, o alle new entry, beato lentusiasmo dei principianti, da Matteo Rosso di Forza Italia a Franco Bonello dei Ds, al loro primo intervento in Sala verde. Al centro della discussione sempre quei 150 milioni di disavanzo, e laccusa avanzata dal centrodestra di usarlo come scusa per applicare nuove tasse: «Il problema di fondo - contrattacca Burlando - è che le Regioni devono affrontare spese significative in presenza di scarse risorse. Se non troviamo i fondi necessari siamo costretti a mettere nuove tasse. Di sicuro non è possibile ridurre le tasse senza tagliare servizi».
Prima di lui era toccato allassessore al Bilancio Giovanni Battista Pittaluga replicare alle critiche dellex presidente Sandro Biasotti, che denunciava «dieci bugie della giunta». Punto per punto da uno a dieci, Pittaluga è entrato nel dettaglio dipingendo il quadro dei conti e delle soluzioni. Mettendo in rilievo uno dei problemi principali: «La sanità è stata gestita allo stesso modo nelle ultime due legislature, ma il disavanzo della seconda, con la maggioranza di centrodestra, nasce in un contesto differente, perché fino al 2000 toccava allo Stato ripianare i deficit delle Regioni, mentre a partire dal 2001 tocca alle Regioni». Pittaluga ha ricordato che fu proprio Biasotti a firmare per la Liguria lintesa in questo senso con il Governo.
La giunta non ha dubbi: «Se si riducono le tasse bisogna poi ridurre i servizi - avverte Burlando -. La realtà è questa e su questo dobbiamo confrontarci, cercando anche di collaborare. In questa fase serve capacità di dialogo».
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