Aiuto, il pallone è finito nella nebbia. Senza uscita...

P assi che per mestiere non guardo più le partite ma le DEVO guardare. Passi che più le guardo e più vorrei i miei cari vecchi granata in Champions o in vetta al campionato al posto di nerazzurri e rossoneri e bianconeri. Passi che li vorrei per tornare a tifare per davvero e per ritrovarmi persino a vincere. Passi che li vorrei un po’ vintage per riassaporare i ritmi di quel calcio neppure troppo lontano ma che nei fatti appartiene a un’altra dimensione. Passi che vorrei mister Radice in panchina e i gemelli del gol e dunque Pulici e Graziani e vorrei gli assist di Claudio Sala. E persino vorrei Orfeo Pianelli, presidente dell’ultimo scudetto, campionato 1975-1976, quello che mi giunse come premio due anni dopo aver rinnegato il Diavolo e la residenza milanese per i natali torinesi e la Crosëtta e i Salesiani e l’avventuroso color granata. Passi che tempo, lavoro e delusioni calcistiche mi hanno reso tifoso tiepido, però, ora, non riesco proprio a far finta di niente, reduce e grasso come sono da un’abbuffata calcistica lunga dieci giorni.
Perché giovedì scorso la coppa Italia, perché venerdì scorso l’anticipo di B e sabato tutta la B e la sera l’anticipo di A e domenica tutta la A e la sera il posticipo di A e lunedì il posticipo di B e martedì la coppa Italia e mercoledì la coppa Italia e giovedì la coppa Italia e venerdì l’anticipo di B e sabato e domenica e avanti così, ingurgitato e ingurgitando con la pancia piena e la mentina di Monty Pyton perché solo a scrivere tutto di fila vien male...
Eppure, e lo dico con rabbia non con nostalgia, eppure come ci gustavamo ogni piatto calcistico in quel tempo in cui la Coppa dei Campioni non era la Champions e andava a braccetto col mercoledì ogni due settimane e neppure così ogni. Quel tempo in cui il piatto di coppa andava accompagnato a pizza e birretta tra fratelli e amici ed Andrea ed Ermanno e Ricky e poi tutti quanti attorno al Subbuteo a rifare la stafillata di Ancelotti giocatore che aveva appena sbiancato i blancos del Real e tutti a tifare perché l’italiana nella Campioni era piatto da gustarsi, piatto ricercato non un fast food del calcio.

Ricordo quella sera che calò la nebbia a Belgrado e il Milan che perdeva e la Stella Rossa che vinceva si ridiedero appuntamento il pomeriggio dopo per rigiocarsela e ai rigori fu risultato inverso e da lì iniziò una grande storia ma questa è un’altra storia. Ricordo soprattutto che furono due partite di fila e che provai una sensazione strana. Come un presagio: non è che verrà il giorno in cui giocheranno ogni giorno?

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