Scontrarsi con lui almeno una volta all'anno è un consiglio salutare per chiunque accusi sintomi di depressione cronica. Perché l'architetto Albertazzi Giorgio, ottantadue anni, che, per il difficile mestiere d'attore, ha rinunciato all' antica aspirazione di progettar regge e disegnar palazzi, come e più dell'Etna continua ad eruttar lava a tutto spiano. Ora parte per la Versilia a rivestire i panni di Petronio arbiter elegantiarum e poi a Benevento mette in scena ad uso e consumo «di due artistissimi», dice lui, «come Benedicta Boccoli e Sebastiano Somma», Sunshine, la pièce di William Mastrosimone, un cult che da tempo registra a Broadway il tutto esaurito. Per riservarsi, agli albori del 2008, un inedito Moby Dick al Teatro di Roma prima di salpare, a fianco di Sabrina Ferilli, verso un futuro denso di prodigiose incognite. Un attivismo che stroncherebbe un gigante sì, e un Albertazzi no?, gli chiedo provocatorio in attesa di una delle sue fulminee sentenze.
«Si è scordato che il cosiddetto superlavoro non è altro che un'astrazione?», replica subito con finta indifferenza il più squisito giocoliere del teatro italiano. Aggiungendo con garbo «Si è mai sentito che vengano perseguitati i veggenti? O lei ignora che Albertazzi intrattiene datempo quotidiani rapporti con Dante Alighieri?».
Senti... senti. Ma come si manifesta l'autore della Commedia? «Mi appare sempre sul filo del mezzogiorno, l'ora prediletta dai fantasmi secondo i neoplatonici. La prima volta si è fatto vedere di sbieco. Era corrucciato, e forse per questo mi ha voltato le spalle».
Corrucciato... e perché?
«La sera prima a Bologna,
alla Torre degli Asinelli, ero
stato salutato dal pubblico
con un'ovazione impressionante
dopo la lettura di Paradiso,
Inferno
e Purgatorio
nella
sua sublime
vulgata.
Chissà, forse
era geloso».
Non mi dica
che non vi
siete rivolti
la parola...
«Preso alla
sprovvista
dalla sua irruzione
nel
mio campo
visivo, l'ho
abbordato
come il più
timido dei
teen-ager:
“Oh, guarda l'Alighieri!”, ho
esclamato. Era un grido
d'ammirazione, ma lui l'ha
preso male».
E in seguito?
«Siamo diventati intimi.
Tanto che mi ha persino suggerito
con garbo di intitolare
il mio recital su di lui Dante
che legge Albertazzi e
non viceversa».
Quando tornerà a proporre al pubblico il Pater familias delle nostre lettere? «Quest'autunno in un lungo tour nell'Est europeo: si parte da Varsavia per doppiare subito dopo Budapest e infine approdare a San Pietroburgo ».
E dell'imperatore Adriano
cosa mi dice, dopo aver festeggiato
a Roma il diciottesimo
anno
di repliche
dello spettacolo
di Scaparro?
«Che presto
lo porterò a
New York.
Forse in un
luogo mitico
come il Moma,
il più
grande museo
del mondo».
Nel frattempo,
si apprestaa
deliziare
le platee
estive col
Satyricon.
Com'è nato
questo progetto?
«Dalla mia irrefrenabile curiosità.
Che data dai tempi
del film di Fellini».
Sul palco cosa vedremo?
«Lo straordinario Michele
Placido nelle vesti di un Trimalcione
interamente assorbito
nei piaceri della carne
e nei peccati di gola a cui
io, dentro e fuori scena, darò
la replica. Evocando magicamente
la sua immagine
come se stessi scrivendo a
vista quel libro immortale»
E di Sunshine, cosa pensa?
È fresca la notizia che, produttrice
Sabrina Ferilli, Albertazzi
sarà regista di
questa sconvolgente novità
americana che, nel'92,
fu proposta a Spoleto...
«In un'edizione intelligente
che purtroppo
non ebbe
la fortuna
che si meritava.
Solo
oggi, dopo
autori come
Sarah Kane
in Inghilterra
e Michel
Houellebecq
in Francia
che, da
geniali precursori
dell'
inconscio
sessuale del
nuovo millennio,
han
messo a fuoco
la tremenda
realtà
del peep show o prostituzione
visiva, noi italiani siamo
pronti ad affrontare un
problema come la solitudine
erotica».
Non è un eclettismo spropositato persino per un Albertazzi? «Macché! Il mio è un programma di tutto riposo, in attesa del Capitano Achab».
Il ruolo che è stato il lascito
testamentario di Gassman.
Cosa muterà nella
versione iconoclasta del direttore
del Teatro di Roma?
«Cambierà tutto, per espresso
volere mio e di Antonio
Latella che ne firma la regia
».
Sarà uno spettacolo di soli
uomini, no?
«E la Balena Bianca dove la
mette? È lei l'immaginario
femminile che il Capitano si
sforza di combattere con
ogni mezzo».
La Ferilli, a quanto si dice,
oltre a produrre Sunshine,
non vede l'ora di misurarsi
con lei in un delirio a due di
palcoscenico...
«Sabrina ed io saremo la
coppia ideale del nuovo millennio.
Efaremo faville, glielo
posso assicurare».
Si può sapere cosa bolle in pentola?
«Che ne dice della storia di uno scrittore che fabbrica una star davanti agli occhi del pubblico?» Che solo Albertazzi può creare, se vuole, una nuova Marilyn.
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