Alfano stuzzica i democratici: "Potete aiutare gli italiani..."

Franceschini: siamo pronti al confronto. E Casini attacca "l'inquisitore" Di Pietro

da Roma

Tutti attorno a un lungo tavolo ovale, in un grande albergo romano, per le prove di dialogo volute dall’Udc su: «Giustizia: tutto da rifare?». «Tutto no - risponde Giuliano Vassalli, nella relazione introduttiva al seminario -, ma molto certamente».
Al suo fianco siedono Pierferdinando Casini e il ministro della Giustizia Angelino Alfano. La riforma della giustizia è «imprescindibile»,dice il leader centrista, anche per chiudere la «ferita» aperta da Mani pulite e si può discutere anche dell’ipotesi Violante su una componente del Csm di nomina presidenziale. Allontana le «sirene del giustizialismi», attacca Di Pietro e il suo «uso politico della giustizia», simile a un’«Inquisizione». Il Guardasigilli, che lunedì ha incontrato il presidente Napolitano, dice che per il dialogo ci sono «tutte le condizioni». Anche l’apertura di Violante è da apprezzare e la premessa di tutto è che «il sistema giustizia meriti una riforma». Il Pd può ammorbidire l’Anm? «È un partito autonomo - risponde Alfano -, se dà un aiuto non è a noi, ma agli italiani». Sulle modifiche costituzionali (Csm, obbligatorietà dell’azione penale e separazione giudici-pm), assicura, «non faremo blitz». Ma bisogna andare avanti perché il Csm è «prigioniero di logiche correntizie» e l’obbligatorietà dell’azione penale «è un simulacro».
Per Fi ci sono Gaetano Pecorella e Giuseppe Gargani: il primo dice che il parlamento approverà le nuove norme, anche se le toghe sciopereranno; il secondo ironizza sul Violante «convertito» e vede una convergenza su modifiche del Csm e dell’obbligatorietà dell’azione penale. Dario Franceschini del Pd, precisa che il suo partito è pronto al confronto in parlamento, ma la riforma non si può «imporre» alle toghe. Per Giulia Bongiorno di An la vera sfida è cambiare la cultura della giustizia, incominciando con l’accesso in magistratura. «Non vogliamo essere né collaborazionisti né opposizione del governo», dice il presidente dell’Anm Luca Palamara, al tavolo con il segretario Giuseppe Cascini. Denuncia il «malessere» delle toghe, identificate come «responsabili dei disastri». Anche Casini invita a interrogarsi su una perdita di consensi della magistratura che deve «preoccupare tutti». È la prova che bisogna cambiare.


A porte chiuse, fuori la stampa, la prima giornata del seminario che si chiuderà stamattina senza l’annunciata presenza di Massimo D’Alema, prosegue con un confronto trasversale tra politici e tecnici: da Michele Vietti e Ciriaco de Mita (Udc), a Cesare Salvi (Sd), da Riccardo Nencini (Ps) al presidente dei penalisti Oreste Dominioni, a costituzionalisti come Annibale Marini e Pier Alberto Capotosti e membri del Csm come Michele Saponara, Gianni Di Cagno, Ugo Bergamo e Giulio Romano. Oggi parleranno Luciano Violante, il ministro ombra Pd della Giustizia Lanfranco Tenaglia e l’azzurro Niccolò Ghedini.

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