da Milano
Un unico argomento, e un unico personaggio, hanno leggermente vivacizzato lassemblea dellAlitalia che, per il resto, ha scontatamente nominato il nuovo consiglio di amministrazione. Il personaggio è Paolo Alazraki, luomo daffari autore della prima manifestazione dinteresse per la compagnia e della prima rinuncia esplicita e polemica, dettata dalla convinzione che i giochi per la cessione siano preordinati. Si è presentato al microfono in quanto «titolare di unazione» e ha fatto appello allautorevolezza del nuovo vertice chiedendo chiarezza sui conti della società. Largomento più curioso, invece, è stata la proposta avanzata dal rappresentante del Tesoro (socio al 49,9% del vettore) per la remunerazione del nuovo consiglio: 132mila euro annui in tutto. Trattandosi di cinque membri, si tratta di 2.200 euro al mese ciascuno, cifra che ha sollevato critiche e ironia da parte di alcuni soci perché ritenuta troppo bassa e offensiva della professionalità e delle responsabilità dei nuovi amministratori. Da un eccesso allaltro, visto che Giancarlo Cimoli guadagnava 7.500 euro al giorno. Lo stesso Alazraki ha polemicamente proposto una retribuzione di 250mila euro per il presidente e di 150mila euro per i consiglieri.
Berardino Libonati è il nuovo numero uno di Alitalia. Prende le redini della compagnia in una fase di attesa e di transizione, per traghettarla verso la cessione dal Tesoro a un nuovo azionista privato. Guiderà un cda di garanzia (i consiglieri sono Aristide Police, Giovanni Sabatini, Carlo Santini e Luciano Vannozzi); non sono state attribuite deleghe operative nè costituiti comitati esecutivi. Un nuovo piano industriale resta affidato al futuro azionista. Il ruolo di Libonati e del nuovo consiglio, piuttosto, è delicatissimo sul fronte dei conti: il cda dovrà quantificare le effettive perdite del 2006 (stimate finora in 380 milioni) e valutare lopportunità di eventuale svalutazioni del patrimonio (in particolare della flotta).
All'assemblea, presieduta dal consigliere «superstite» Giovanni Sabatini, non hanno partecipato né i vecchi amministratori (a cominciare da Giancarlo Cimoli, più volte attaccato dagli interventi) né gli azionisti di minoranza con partecipazioni rilevanti. Quanto ai conti, «allo stato attuale non è ancora possibile dare risposte», ha detto Sabatini: «Sono ancora in corso le operazioni di chiusura del bilancio. Non appena avranno raggiunto quello stato di determinazione che fa scattare un obbligo di informativa al mercato i dati saranno prontamente comunicati».
Cimoli, che si è congedato silenziosamente dalla compagnia, lascia a tre mesi dalla scadenza del mandato, dopo aver affrontato gli ultimi tre anni della lunga crisi della compagnia, dalla ricapitalizzazione per un miliardo di fine 2005 ai recenti ultimi tentativi di ricerca di unalleanza internazionale. Negli ultimi mesi della sua gestione è maturata la decisione del Tesoro (ha il 49,9%) di cedere il controllo, ed è stata avviata la procedura per la privatizzazione che si dovrebbe chiudere - se non ci saranno sorprese, peraltro sempre possibili - verso giugno.
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