Alitalia, De Benedetti gioca il suo «bluff»

da Milano

A sorpresa, Carlo De Benedetti - che resta uno dei candidati più accreditati all’acquisto di Alitalia - ha annunciato ieri di non essere andato avanti, per il momento, nella procedura impostata dal Tesoro per la privatizzazione della compagnia. «I nostri soci, Goldman Sachs e Cerberus - ha spiegato De Benedetti - non accettano le condizioni imposte dal Tesoro secondo le quali per un anno non possono operare sul titolo Alitalia». La clausola è contenuta nella lettera di «confidentiality agreement» che i candidati sono chiamati a sottoscrivere per ottenere la documentazione («information memorandum») in base alla quale stilare il piano industriale che deve accompagnare le offerte non vincolanti, attese entro il 16 aprile. De Benedetti, stando a quanto si apprende in ambienti vicini alla procedura, sarebbe l’unico - con la cordata guidata dalla sua Management & Capitali - a non aver sottoscritto le richieste per partecipare alla gara. Il suo riferimento ai partner finanziari e al vincolo al trading sembra tuttavia più un elemento di facciata; l’interesse della cordata rimane, ma la posizione sostanziale di De Benedetti, espressa fin dall’origine al venditore Tesoro e all’advisor Merrill Lynch, non converge con la procedura. De Benedetti ha sempre ritenuto - spiegano indiscrezioni di buona fonte - che l’obiettivo del salvataggio di Alitalia non deve passare attraverso l’acquisto della quota dal Tesoro; in altre parole, l’impegno a salvare una società che perde un milione al giorno non può essere gravato anche di un «pedaggio». È credibile che De Benedetti punti piuttosto a rilevare Alitalia da un eventuale commissario o a entrare in società in una fase di ricostituzione del capitale, dopo il suo abbattimento: scenari che potrebbero svilupparsi se il 23 maggio i conti dell’esercizio 2006 dovessero apparire peggiori di quanto fin qui ipotizzato. Va peraltro ricordato che il Tesoro, nel bando, ha previsto per sé la facoltà di ritirarsi dalla procedura in qualunque momento e di attivare qualunque trattativa privata.
Laconico è stato ieri anche Alessandro Profumo, che attraverso la banca d’investimento di Unicredit ha presentato una manifestazione d’interesse per Alitalia: «Lavoriamo per dei clienti vedremo nel corso del processo cosa vorranno fare». Più volte questi «clienti» sono stati individuati in Lufthansa (che ha sempre smentito), pronta a partecipare in chiave «difensiva» rispetto a eventuali mosse di Air France. Se i due colossi europei sono realmente interessati ad Alitalia (e se credono nella procedura del Tesoro) dovranno rendersi palesi entro il 2 aprile, data ultima per l’aggregazione di nuovi soggetti alle cordate. Tuttavia, si fa notare in ambienti aeronautici, l’approvazione del trattato che liberalizza i voli tra Europa e Stati Uniti diminuisce l’appetibilità di Alitalia (meno 0,97% in Borsa), che sarà inevitabilmente indebolita dal nuovo scenario competitivo.


Entro lunedì 16 aprile dovranno essere presentate le offerte non vincolanti, accompagnate da un piano industriale che, così com’è richiesto, è un documento molto impegnativo per investimenti, competenze e tempo, e che dovrà essere redatto «alla cieca» rispetto ai conti del 2006, che saranno noti a fine maggio. Oggi il cda Alitalia darà soltanto l’ultima trimestrale del 2006.

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