Alitalia, spuntano anche i russi di Aeroflot

E Mediobanca si schiera con gli investitori Usa Tpg e Matlin Patterson

Alitalia, spuntano anche i russi di Aeroflot

da Milano

Aeroflot e Mediobanca. Ecco i due nuovi nomi in gara per la privatizzazione dell’Alitalia. Ieri scadeva il termine fissato dal Tesoro per l’ingresso nelle cordate di soggetti non ancora palesi, e nella tarda mattinata il comunicato ufficiale del ministero è stato anticipato da un serpeggiare di indiscrezioni. L’annuncio dell’impegno dei russi è stato dato dal responsabile dell’investiment banking del gruppo Unicredit, Sergio Ermotti, durante una conferenza stampa organizzata per illustrare le strategie della divisione. «Il consorzio è formato al 5% da Unicredit e al 95% dalla compagnia russa. A oggi - ha spiegato Ermotti - l’intenzione è di presentare un’offerta non vincolante» entro il 16 aprile. «Abbiamo dato la nostra disponibilità ad allargare la compagine azionaria a un altro socio industriale, con caratteristiche europee», ha aggiunto Ermotti. Il termine scaduto ieri era vincolante, e non è chiaro a questo punto se, come, e in che tempi un altro soggetto potrebbe aggregarsi.
Su un altro fronte si registrano due novità: la confluenza in un’unica cordata dei fondi americani Texas Pacific group e Matlin Patterson, e l’impegno, accanto a essi, di Mediobanca. Quest’ultima sarà advisor del consorzio e «potenziale investitore in quote di capitale», come hanno fatto osservare fonti vicine a Piazzetta Cuccia, che hanno aggiunto: «Tpg ci piace molto, anche per la sua storia di ristrutturazioni di successo».
Nei prossimi giorni il ministero, con il supporto di Merrill Lynch e dello studio Chiomenti, verificherà la rispondenza dei nuovi soggetti ai requisiti richiesti. Le offerte preliminari dovranno essere presentate entro lunedì 16 aprile. A oggi, appaiono in gara tre cordate: Aeroflot-Unicredit, Tpg-Matlin Patterson-Mediobanca e Air One, attraverso Ap holding, con il supporto finanziario di Banca Intesa.
Proprio sulla «rispondenza» ai requisiti sono emersi i primi interrogativi. Aeroflot è un vettore extracomunitario e ha una posizione di maggioranza nella cordata. Secondo le complesse norme che regolano il trasporto aereo internazionale, tale dettaglio - se confermato in questi termini - metterebbe in discussione buona parte dei diritti di volo di lungo raggio dell’Alitalia, basati su accordi bilaterali tra Paesi; è la maggioranza del capitale a indicare la «nazionalità» di una compagnia, che quindi, con Aeroflot socio di maggioranza, cesserebbe di essere «italiana». Questo fatto va messo in relazione con la richiesta, espressamente formulata dal Tesoro alle cordate, del «mantenimento della possibilità di accedere al portafoglio dei diritti di traffico della Repubblica italiana, nel rispetto degli accordi bilaterali in essere».
Più accortamente la cordata guidata da Tpg non ha rivelato quote (probabilmente è prematuro); in ogni caso Tpg già dispone di una consolidata presenza in Italia che potrebbe permettere di soddisfare la richiesta del Tesoro indipendentemente dalla quota di Mediobanca.
La novità di ieri - giornata in cui il titolo Alitalia ha guadagnato il 5,2% in Borsa - è comunque anche l’assenza di Lufthansa e di Air France dalla gara. Molti osservatori, conoscendo gli stretti legami tra Aeroflot e Air France hanno ipotizzato che quest’ultima possa essere l’ispiratrice dell’intervento russo.

È anche vero, tuttavia, che nelle ultime settimane molte cose nel trasporto aereo sono cambiate, e che l’accordo «cieli aperti» con gli Stati Uniti ha focalizzato l’interesse dei più importanti attori europei sugli slot di Heatrow, riducendo di fatto l’importanza strategica della vicenda Alitalia.

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