All’Isola «la piccola Lourdes» dei milanesi

Acqua miracolosa? Non è vero ma ci credo. E così trovi la signora distinta dal fare molto pragmatico che riempie quattro bottigliette di plastica: «Cosa vuole - confessa - quest’acqua a me che ho l’osteoporosi, fa davvero bene». Poco dopo giunge la superstiziosa che oltre a riempire una bottiglia che poi infila cautamente in un borsone, inizia a bere, a detergersi con ampi movimenti rituali la fronte e le gote e, infine, ad aspergersi il capo e la nuca. Passano pochi minuti e alla fontana si affaccia la devota: una signora, molto in età, che scende lentamente gli scalini per accedere agli 11 fori scavati nella pietra da cui zampilla l’acqua. Ne beve un bicchierino poi risale, accende un cero davanti a un ritratto di Maria e si concentra in preghiera.
Il minuscolo santuario dedicato alla Madonna delle Nevi al cui centro si trova la pietra da cui zampilla l’acqua misteriosa, è addossato alla chiesa di Santa Maria alla Fontana, nell’omonima piazza, al quartiere Isola. Qui, a circa due metri e 20 sotto il livello della strada, si respira una densa atmosfera di devozione che è molto raro trovare altrove. «Molti - svela il sagrestano sempre indaffarato - arrivano con bottiglie e taniche anche da fuori Milano. Perché? Ma perché credono che l’acqua che sgorga dalla grossa lastra in pietra sia miracolosa».
La storia di questo luogo risale al 1507, quando un governatore di Milano, che si chiamava Carlo II d’Amboise, guarì dai suoi malanni bevendo l’acqua della fonte. Subito dopo il nobiluomo, per grazia ricevuta, fece costruire a protezione della sorgente questo suggestivo gioiellino tardo romanico impreziosito da bellissimi affreschi del Cinque e Seicento eseguiti da pittori della scuola di Bernardino Luini.
Un luogo talmente bello e particolare che la sua progettazione venne attribuita fino al secolo scorso a Leonardo da Vinci; ma che in realtà fu opera dell’architetto e scultore pavese Giovanni Antonio Amadeo.
Ma torniamo alle credenze popolari. «Questa è un’acqua che ha proprietà curative sul sistema nervoso - dice un’anziana parrocchiana -. Una mia parente è guarita dalla cefalea che la assillava da anni bevendone con costanza. E io la uso contro il bruciore agli occhi». La signora ci svela un segreto: «Perché funzioni - dice guardinga - bisogna riempire la bottiglia attingendo da tutti e 11 i cannelli».
E la Chiesa cosa dice? I parroci che negli anni si sono succeduti, prima don Roberto Davanzo e oggi don Roberto Viganò, da sempre mettono le mani avanti: «Quella che sgorga qui non è più la stessa acqua proveniente dall’antica fonte; arriva dall’acquedotto comunale. La falda originaria venne inquinata nell’Ottocento a seguito dell’incendio di una attigua fabbrica di bitume».
Vallo a dire a certi parrocchiani! È sufficiente appostarsi qualche minuto sotto gli affreschi degli Apostoli, accanto alla fontana, per rendersi conto del fenomeno. Si avvicina un giovane. Scende i gradini, beve e riempie due bottigliette. Poi risale e prega. Prima di lasciare il santuario rivela di avere 35 anni e di arrivare da Trento. Scrive qualcosa sul registro a disposizione dei fedeli: «Ti prego, accompagnaci nel nostro futuro di genitori. Benedici la nostra famiglia e tutta la comunità cristiana».
Continuando a sfogliare le pagine del librone ci si imbatte in richieste molto toccanti: «Aiutami per favore - scrive una mano anonima - non ce la faccio più». E ancora: «Cara Mamma della Fontana oggi desidero purificare la mia anima ed il mio corpo con la tua preziosa acqua. Aiutami a far rinsavire mio figlio che è sempre il mio pensiero fisso».
Del resto l’iscrizione sulla facciata della chiesa ospite della fontana è chiara: «Qui sitit veniat ad aquas»: «Chi ha sete venga a dissetarsi», deliziosa metafora che sottintende la sete di purificazione spirituale che trova nella fede lo strumento giusto.
E nella fontana «miracolosa» una fermata obbligatoria nel lungo viaggio verso la redenzione.

Lo sa bene la Silvia, energica signora con molte bottiglie al seguito, che rivela: «Io bevo due o tre bicchieri di questa acqua prima di andare a dormire e mi fa star bene... Eppoi miracolosa o no - conclude - male non fa di certo. Berne qualche sorso è un puro atto di fede. Un po' come andare a Lourdes».

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