All’ospedale cadaveri in cortile «Cose mai viste, è un’ecatombe»

Port-au-PrinceCarissimi, riassunto della giornata di ieri, mercoledì 13 gennaio 2010, con il collega di Avsi Jean Philippe, che è di stanza a casa mia, perché la sua è crollata. Oggi ci siamo finalmente resi pienamente operativi. Obiettivo della giornata: valutare la situazione e vedere come utilizzare le nostre risorse.
Siamo partiti di buonissima ora per sfruttare tutte le ore di luce, visto che non c’è corrente. Visto in giornata di ieri altre organizzazioni: Cis, Mrt, Unicef, Oim, ufficio nostro, Msf ospedale e capo missione, Ocha, Onu base logistica.
Abbiamo cominciato da Cité Soleil, la bidonville nella quale lavoriamo con tante attività, educative, di alfabetizzazione, diritti umani, formazione, ecc. Abbiamo trovato una situazione disastrosa. Gli edifici di maggiori dimensioni sono crollati. Segnalo solo per citarne qualcuno: la parrocchia, la scuola nazionale, la scuola cattolica Foyer Culturel, storicamente teatro di molte nostre iniziative. Tutto distrutto. Il commissariato e il comune invece si sono salvati. Il nostro centro di appoggio psicosociale è in piedi, ma danneggiato. Non funzionale in questo momento, ma con pochi lavori potrebbe. Il numero di vittime a Cité Soleil è molto elevato, pur non essendo una delle comunità più toccate. Dopo 12 ore dal sisma, l’unico ospedale che serve una popolazione di almeno 200mila persone non funzionava. Dentro, una sola infermiera, abbandonata a se stessa, senza alcun materiale, senza un medico, con l’aria stralunata di chi cerca di cavarsela in qualche modo in un vero inferno. Nel cortile dell’ospedale, feriti gravissimi e moltissimi cadaveri, buttati sull’asfalto, in pieno sole. Vedeste quanti bambini, a volte senza un arto o con ferite così terribili da essere non identificabili al volto. Una cosa terribile. L’unica parola che ci ha detto, in quella stanza di morte è stata: «Un dottore, vi prego»... le abbiamo promesso che lo avremmo trovato.
A Cité Soleil non siamo stati in grado di trovare che circa il 30% del nostro personale locale. Di un altro 20% riusciamo ad avere notizie. Degli altri non si sa nulla. Moltissimi, quasi tutti, hanno vittime in famiglia o hanno perso la casa. (...)
Ieri abbiamo lavorato sulla logistica per assicurare a Msf di poter lavorare. Abbiamo aperto la strada tra le macerie, altrimenti non sarebbero mai arrivati. Abbiamo messo in piedi l’équipe, creato un minimo di spirito di squadra e riconfortato gli animi dei nostri. Operativamente, abbiamo cercato di rendere possibile l’ingresso di Msf (Medici senza frontiere, ndr) a Cité Soleil. (...) Abbiamo un debriefing domani con loro per la questione cadaveri. Se si identifica un sito, ci siamo offerti con le squadre per scavare, per seppellirli. Mi sono anche offerta di negoziare il sito con i capi banda, visto che la zona, come sapete, è tutta controllata da feroci bande armate. (...)
Ci siamo poi spostati a Martissant, altra zona «feroce» di bidonville nella quale lavoriamo. Siamo andati dapprima all’ospedale Msf: un girone infernale. Due medici e dieci persone per centinaia e centinaia di vittime. Da non sapere dove metter i piedi. Abbiamo visitato i nostri uffici, quelli delle basi locali dell’Unione europea, Fed e centro appoggio Ue3: non danni gravi, quasi nulla, agibili, pronti all’uso.
(...) A Martissant la situazione è da ecatombe in alcuni quartieri come Grande Ravine, Descaiettes e TiBwa. Comunque per la cronaca la nostre casette Ocha hanno resistito. Molti feriti gravi non riescono a raggiungere gli ospedali.

Molti bambini hanno bisogno di interventi urgenti di aiuto. (...)
Per Les Cayes, la zona a Sud-ovest dove sta il nostro Tito Ippolito, per il momento non ha avuto problemi, stiamo ospitando in casa e giardino altre organizzazioni.

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