LUnione nazionale inquilini territorio e ambiente (Uniat) boccia, definendola «operazione di Robin Hood alla rovescia», la sanatoria in materia di alloggi popolari approvata dalla Regione il 23 dicembre, sanatoria che legittima le occupazioni avvenute entro il 20 novembre del 2006. Tanto è vero che a partire da quella data gli occupanti, con un reddito inferiore ai 30mila euro, hanno potuto regolarizzare la loro posizione, firmando un contratto. Chi, invece, segue la strada della legalità, per entrare in graduatoria e sperare così di avere un alloggio popolare, non deve superare i 12mila euro di reddito. Paradossalmente, quindi, se una persona guadagna 13mila euro non può fare richiesta di casa popolare, chi, invece, ne guadagna 30mila e ha occupato illegalmente unabitazione, lì vi può rimanere, con il beneplacito della Regione.
«Quella sanatoria - dichiara lUnione inquilini che ieri ha organizzato un incontro sul tema a cui hanno preso parte il segretario regionale Uil, Luigi Scardaone, lassessore regionale alle Politiche abitative, Bruno Astorre, e il delegato allemergenza abitativa, Nicola Galloro - aggrava la situazione già drammatica di coloro, che, legittimamente, hanno fatto richiesta di una casa popolare e sono stati inseriti nel bando di assegnazione del Comune».
Secondo i dati resi noti da Scardaone, sono 5mila le famiglie di abusivi, che hanno occupato negli ultimi sei anni e 8400 quelle che, per avere una casa hanno scelto la via legale, ma, subendo uno sfratto, sono state abbandonate a se stesse. Inoltre, denuncia la Uniat, su 1700 alloggi assegnati negli ultimi 4 anni, meno di 400 sono state riservate a chi era in graduatoria. «Non si può andare avanti così», lamenta un anziano durante lincontro. Il dibattito va avanti in un botta e risposta continuo. I cittadini presenti chiedono risposte a nome di tutte le 30mila famiglie che hanno diritto a una casa di alloggio popolare.
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