Almanacchi, riaprono i laboratori della letteratura

Prima Adelphi, poi Guanda e Mondadori: gli editori riscoprono uno spazio di sperimentazione e libertà

Fine anno, tempo di riscoperta degli almanacchi. Il nostro ’900 letterario è stato ricco di queste pubblicazioni nate e cresciute insieme alle grandi case editrici. Da ricordare i due almanacchi Mondadori: Il Tesoretto o Almanacco dello specchio per la poesia e l’Almanacco della Medusa per i romanzi dell’omonima collana degli anni prima della guerra. Si potevano leggere interviste e anticipazioni dei grandi romanzi, con immagini e fotografie. E come dimenticare l’Almanacco Bompiani che grazie all’impronta progettuale di Zavattini, alla fine degli anni Venti, si caratterizzava come strumento di progettazione letteraria, di sperimentazione grafica, di gioco e di novità, con numeri monografici, che dal 1925 al 1989, ha attraversato il secolo diventandone uno dei suoi monumenti culturali, dove ancora si possono attingere idee e progetti di straordinaria attualità. L’almanacco accompagnava la vita della casa editrice, diventava il cantiere e il luogo di divertimento, di ricerca, con uno scopo anche pubblicitario. Case editrici di qualità come Scheiwiller, per esempio, hanno continuato questa grande tradizione: i numeri de L’almanacco del pesce d’oro sono oggi merce rara anche sul mercato antiquario. Negli ultimi anni del ’900 queste pubblicazioni hanno perso la loro finalità, e la spinta creativa si è andata esaurendo a causa dei grandi cambiamenti non solo del mercato. Non è un caso quindi, che oggi, in un momento di grande confusione determinata da una proposta ricca e multiforme, molte case editrici riscoprano l’almanacco, questo portolano annuale che invita alla giusta direzione il lavoro editoriale. Si chiama Almanacco Guanda il primo numero dedicato alla musica, edito dalla casa editrice del gruppo Longanesi. Il direttore Luigi Brioschi, dopo anni di ripensamenti, ha finalmente trovato il coraggio dell’uscita grazie all’incontro con Ranieri Polese che ha coordinato i 21 autori, da Wim Wenders a Gianni Biondillo, da Roddy Doyle a Carlo Lucarelli, da Silvia Ballestra a Vasco Rossi, che hanno scritto del loro rapporto con la musica. Illustrato da José Muñoz, Franco Matticchio e Guido Scarabottolo, il primo numero dell’Almanacco Guanda si caratterizza come luogo d’incontro, con autori altrimenti impossibili da ospitare sotto questo marchio, a dimostrazione che gli Almanacchi sono anche strumento di confronto, dove si perde il confine tra generi, con interventi al confine tra saggio e racconto, riflessione e testimonianza. In un mercato sempre più specializzato e settoriale, si sentiva la necessità di uno strumento flessibile che offrisse un luogo di libertà prima di tutto ai narratori.
Questa rottura del confine tra narrazione e saggio, la possiamo vedere anche nel quarto numero di Adelphiana uscito in questi giorni. Un almanacco che ha il sapore di una rivista, con le caratteristiche dell’antologia variegata, capace di ospitare uno spassoso pezzo di Muriel Spark su le sorelle Brontë insegnanti frustrate, accanto al saggio su London sceneggiatore di Ottavio Fatica, al culto di Audrye Hepburn in Giappone di Giorgio Amitrano. Una «pubblicazione permanente» perché l’almanacco ha in Internet, sul sito della casa editrice, pubblicazioni periodiche.
Non è un caso allora che anche Mondadori, dopo quasi tredici anni, riscopra uno dei suoi strumenti più cari e più antichi, l’Almanacco dello Specchio di poesia. Perché? Perché mettere insieme tante voci di così alto livello è possibile farlo solo in un almanacco annuale, con sezioni che assomigliano a piccole plaquette che preludono a un’eventuale pubblicazione in volume, senza però le costrizioni dell’antologia. L’almanacco di poesia ospita voci diverse, accoglie in sé interventi di poetica e di poeti con libertà, mettendo insieme autori noti ed esordienti, con un’antologia critica dei testi poetici usciti nell’anno, e con poeti che si cimentano nella prosa di viaggio. Un almanacco ritrovato e rinnovato nelle sue progettualità, con voci fuori coro, come Margherita Hack e Piergiorgio Odifreddi che parlano di fisica e astrofisica, a dimostrazione che la poesia non è avulsa da altri campi del sapere. Anzi.

La riscoperta di questo strumento per le case editrici è il segno di una cultura contemporanea alla ricerca di novità, di contaminazioni e di confronto, all’insegna della libertà, che porta una boccata d’aria nell’asfittico dibattito culturale di oggi. Un modo per confrontare voci, per tentare nuove strade, per dare concretezza a idee. Una sonda e insieme una guida.

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