Lui Alonso settimo, lui Massa nono e lei, la Ferrari, comunque con delle novità addosso e comunque non in grado di reggere il confronto con la stratosferica McLaren di Hamilton in pole (quasi un secondo più veloce della Rossa) e con le Red Bull di Webber e Vettel pur sempre là davanti, secondo e terzo. E dire che «le soluzioni portate qui ad Abu Dhabi hanno funzionato, però non è che gli altri restino a guardare la televisione... Noi abbiamo fatto il massimo, le qualifiche rimangono il nostro punto debole» ha difeso i suoi un Alonso sempre più scorbutico - e va capito - perché sempre più consapevole che il titolo gli stia scivolando via. Scorbutico anche pensando a che cosa ci faccia la Williams di Maldonado in seconda fila? E che diamine, pure loro migliorano. Sembra che solo la Ferrari abbia un’idiosincrasia con il giorno di qualifica.
Fatto sta, ai tifosi non resta che sperare nella solita gara magistrale di Fernando e nella solita F2012 che in gara si trasforma. Non solo. Dovranno anche sperare che Maldonado là davanti metta in scena una delle sue partenze stile fatti più in là. Tanto più che ha annunciato, testuale, «io attaccherò al via». E i tifosi, per tutta la notte, dovranno sperare persino che dietro l’ordine via radio impartito dal box Red Bull a Vettel di spegnere il motore appena finite le qualifiche ci sia qualcosa di losco. Del tipo: motore che si sta sciogliendo e va sostituito, per cui meno dieci posizioni in griglia. Del tipo: serbatoio a secco, monoposto retrocessa ultima al via. In momenti così è lecito attaccarsi a tutto. Ma a volte tutto non può bastare.
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