Milano - E anche questo mito va sfatato. Giocare bene a pallone e andare bene a scuola non sono progetti inconciliabili. Massimo Ambrosini è una bandiera del Milan, centrocampista grintoso e tatticamente duttile, è rossonero dall'età di 18 anni, quando Fabio Capello lo volle tra i suoi. Carlo Pellegatti, principe dei giornalisti-tifosi, lo ha ribattezzato Arsenio Lupin per la sua destrezza in campo. Ma anche tra i banchi di scuola se la cavava.
Ambrosini, che ricordo ha delle sue scuole superiori?
Ho frequentato il liceo scientifico e ho un ricordo molto bello e positivo, ottimo. E' stato un periodo in cui mi sono divertito tantissimo, uno dei più belli della mia vita. Sia i compagni che i docenti erano molto bravi. Io, a dire il vero, non studiavo molto ma avevo buoni risultati e riuscivo anche a giocare a pallone.
Come vorrebbe che fosse la scuola dei suoi figli?
Vorrei che potessero incontrare dei professori bravi e intelligenti, il loro ruolo è fondamentale. Per quanto riguarda i programmi mi piacerebbe che venisse approfondito lo studio della storia, credo che sia molto importante e spesso un po' trascurata.
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