A ltro che triste gobbetto, come ribadiva il varietà televisivo Il più grande, condotto su Rai Due da Francesco Facchinetti. Giacomo Leopardi è stato un ragazzo anche lui. Magari non attraente, come giovane uomo, ma ardente e curioso, sì. E gli piacevano le donne, che corteggiava alle feste di Carnevale, dove andava mascherato, in ghingheri come tutti quelli che mirano allacchiappo. E aveva pure un nickname, per farsi bello tra gli amici di Pisa, dove soggiornò con puro gusto giovanottesco dal novembre 1827 a metà 1828. Questaspetto, solare, che riguarda il grande recanatese, immerso con straordinaria precocità in studi filologici e letterari a scapito della salute, ora emerge da Pisa, donne e Leopardi, singolare film del cinquantatreenne Roberto Merlino, in fase di lavorazione nella città della Torre pendente. Pronto a entrare nel circuito della Federazione Italiana Cineclub e in quello delle scuole, dove Leopardi si studia poco e male - negli anni Settanta, per esempio, andava di moda un preteso Leopardi «di sinistra», appoggiato unicamente a una lettura leftist de La Ginestra, o il fiore del deserto (per il verso «nobil natura è quella/ che tutti fra sé confederati estima/ gli uomini, e tutti abbraccia/ con vero amor») - lerigendo mediometraggio (produce Corte Tripoli Cinematografica, budget di 5mila euro, cast di attori sconosciuti) desta un certo interesse.
Intanto, a Pisa, il casting per trovare la ragazza che interpreterà Silvia (ovvero Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere di casa Leopardi, dagli «occhi ridenti e fuggitivi» cantata in A Silvia), è affollato come quello de Il Grande Fratello. «Il mio telefono squilla di continuo, da quando è apparsa la notizia del film», dice Roberto Merlino, guardia medica per professione e cineasta per passione. «La prima scena? Si ambienta al Teatro del Canovaccio, dove una compagnia prova il suo spettacolo. Ma come, niente gobba?, chiedono a Giacomo Leopardi, il protagonista. E lui risponderà: La gobba? Si può anche rimpicciolire», spiega Merlino, che punta a «rimpicciolire la gobba», appunto, intrecciando flash-back ottocenteschi (con i balli in maschera a Corso Italia, o nei saloni dellHotel Victoria, o ancora nelle stanze di Palazzo Lanfranchi) e ferialità pisana. La sceneggiatura di Pisa, donne e Leopardi è di Merlino e di Paola Pisani Paganelli, insegnante in pensione e studiosa. «Sono partita da Leopardi a Pisa, volume edito da Electa, per ricostruire nuovi aspetti, sui quali gli esperti concordano», illustra la Paganelli, che ha chiamato la figlia Silvia.
A Pisa lautore dello Zibaldone approdò in cerca di «un clima temperatissimo», che gli riuscì «un paradiso», come si legge nelle epistole al tipografo ed editore Antonio Fortunato Stella e al padre Monaldo (in Leopardi. Tutte le poesie, tutte le prose e Zibaldone, edizione integrale di Lucio Felici e Emanuele Trevi, Newton&Compton). E qui, sul Lungarno Regio, dove spippacchiava il tabacco portato da Bologna («si chiama Carradà fino di lusso», comunica ad Adelaide Ristori) sempre «passeggiando per unora senza pastrano», il ragazzo Giacomo partecipa a numerosi balli, affollati da notevoli fanciulle e dame mature. «Allepoca, molte dame colorate, che passavano da un letto allaltro con disinvoltura, animavano i salotti, frequentati dal poeta. Tra queste, in primis Sofia Vaccà Berlinghieri, la bella Vaccà, per dirla con Leopardi, che prese una sbandata per lei. Arrivando a flirtarci», anticipa Merlino, ancora sotto choc: lha appena chiamato una sconosciuta, per offrirgli, gratis, 40 comparse, in grado di eseguire balli ottocenteschi. «Spero di ribaltare lidea che hanno tutti, dun Leopardi triste. Tra laltro, verrà fuori il femminismo del poeta, pronto a levare inni alle donne liberate di Pisa, che entravano in contatto con le idee risorgimentali di Giuseppe Giusti e Domenico Guerrazzi».
Con questi ultimi, il ragazzo Giacomo scambiava idee allAccademia dei Lunatici, dove occorreva avere soprannome ispirato alle costellazioni. Leopardi era il «Giraffa» e a questo punto è chiaro che non ha vissuto inchiodato alle sudate carte della Crestomazia poetica soltanto, ma ha cercato pure un pizzico di splendore nella vita.
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