Anche il fisco batte cassa a Risanamento Dalle banche 70 milioni

Anche il fisco batte cassa a Risanamento Dalle banche 70 milioni

MilanoNuova tegola per Risanamento. Anche il Fisco batte cassa nei confronti del gruppo immobiliare impegnato a evitare il fallimento chiesto dalla Procura di Milano, costringendo le banche a versare sul piatto nuova liquidità. Altri settanta milioni di euro che i cinque istituti di credito impegnati nel piano di salvataggio della ex società di Luigi Zunino si trovano a dover garantire, dopo che nei giorni scorsi l’Agenzia delle entrate ha avviato un processo verbale di contestazione dell’Iva relativo ad alcune transizioni immobiliari di trading per un valore di circa 200 milioni. Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare, Mps e Bpm, dunque, si trovano a fare i conti con un nuovo creditore, e nemmeno dei più «docili»: l’erario.
La situazione del gruppo, così, potrebbe cambiare nuovamente. Il Fisco, infatti, potrebbe avviare un processo di accertamento vero e proprio, rallentando così lo smobilizzo di 44,2 milioni di euro di crediti Iva nel 2010 già previsto nel piano di salvataggio, aprendo la strada a un suo aggiornamento. A chiederlo potrebbero essere sia i giudici del tribunale fallimentare che si riuniranno collegialmente il prossimo 15 ottobre, sia gli stessi consulenti di Risanamento che andrebbero così a correggere un programma di salvataggio che nelle scorse settimane i pubblici ministeri Laura Pedio e Roberto Pellicano - titolari del fascicolo - hanno giudicato debole. La Procura, infatti, si è dimostrata fin qui scettica nei confronti delle garanzie fornite finora dal nuovo board del gruppo, e di una governance che sarebbe espressione di quelle stesse banche in parte responsabili - è la lettura dei pm - della situazione di dissesto della società.
Per oggi è attesa la prima mossa degli istituti di credito, che presenteranno una nuova memoria difensiva. Oltre alle questioni procedurali e alle «eccezioni di legittimazione» rispetto alle richieste dei magistrati, infatti, la difesa di Risanamento sottolineerà come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco popolare, Bpm e Mps - che hanno già messo sul piatto 500 milioni di euro tra prestito e aumento di capitale - sono disponibili a concedere ulteriori garanzie per far fronte alle richieste dell’Agenzia delle entrate. I primi a giudicare i nuovi impegni - che andranno comunque formalizzati - sarà proprio la Procura. Poi toccherà ai giudici del tribunale fallimentare riuniti in collegio il 15 ottobre per discutere la richiesta di istanza fallimentare. Difficilmente in quella data sarà presa una decisione.

Da un lato perché l’intervento dell’Agenzia delle entrate rende necessario modificare il piano originario, dall’altro perché i soggetti che intendono opporsi all’omologa del piano avranno tempo fino al 16 ottobre. E prima di aver preso una decisione sull’omologa, difficilmente il tribunale di Milano si esprimerà. Il rischio, dunque, è che la partita per il salvataggio di Risanamento non si chiuda in tempi brevi.

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