Attendevano «con fiducia la risposta del tribunale di Strasburgo». Adesso che è arrivata, e che non è favorevole a loro, i genitori di Carlo Giuliani non si rassegnano. Hanno già pronta una causa civile. A dieci anni dalla morte del figlio negli scontri del G8 a Genova, e dopo una sequenza di sentenze univoche (il ragazzo non è un martire della resistenza contro la violenza di Stato e lex carabiniere Placanica non è un assassino), ecco lennesimo fascicolo processuale.
La famiglia chiede, vuole, pretende giustizia a tutti i costi. Aspirazione legittima e sacrosanta. Ma devessere la giustizia che va bene ai Giuliani. Quella che condanna lo Stato, i vertici della polizia, i militari che rischiano la vita per mantenere lordine pubblico. Se per caso assolve lItalia e i suoi funzionari, allora la giustizia è ingiusta. E avanti con le cause.
«A noi i soldi non interessano, vogliamo un processo che attribuisca le corrette responsabilità e risponda ai nostri dubbi»: è questo il refrain che ripetono da dieci anni Giuliano e Heidi Giuliani, papà e mamma della nuova icona della sinistra estrema. Non vogliono soldi, ma promuovono una causa civile. Non vogliono clamore, ma la signora si è fatta eleggere nel 2006 al Senato nelle liste di Rifondazione comunista. Vogliono che siano riconosciute responsabilità, ma si ribellano quando unaula di giustizia non le attribuisce a chi si aspettano loro.
Lultimo appiglio era la Corte europea dei diritti umani, la quale già una volta (25 agosto 2009) aveva sentenziato che il comportamento dello Stato italiano in quei tragici giorni del luglio di dieci anni fa non aveva violato i diritti delluomo. Nessun «uso eccessivo della forza» causò la morte violenta del giovane no-global. Ieri è arrivata la decisione dappello della Grande Chambre, che conferma il pronunciamento di primo grado. Una sentenza definitiva, che dovrebbe mettere la parola fine alle polemiche. Invece no.
Giuliani fu ucciso il 20 luglio 2001 da un colpo di pistola mentre, col viso coperto da un passamontagna, tentava di scagliare un estintore contro un automezzo dellArma. Nel 2003 il gip di Genova aveva archiviato le accuse di omicidio contro il carabiniere di leva Mario Placanica, che comunque perse il posto, un «congedo assoluto per inidoneità».
Fu legittima difesa, disse il giudice, per la «presenza di causa di giustificazione che esclude la punibilità». La famiglia ricorse allora a Strasburgo attraverso lavvocato Giuliano Pisapia, anchegli parlamentare comunista e oggi candidato del centrosinistra a sindaco di Milano: il ricorso fu ammesso ma ha subìto una doppia bocciatura. Smentendo limmenso coro monofonico di libri, giornali, siti internet, politici, film (Carlo Giuliani, ragazzo di Francesca Comencini), canzoni (Piazza Alimonda di Francesco Guccini), intitolazioni di aule parlamentari.
Così ora tocca assistere a uno spettacolo spiacevole e non nuovo. Quelli che abitualmente rinfacciano a Berlusconi di maltrattare i giudici e non rispettare le sentenze, ora ci ripensano e anche loro strepitano per ottenere una «giustizia giusta». Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione, ha espresso «sdegno e tristezza per una sentenza vergognosa». «Anche la giustizia europea si conforma a decisioni politiche», protesta il compagno Gigi Malabarba.
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