Anche il Pdci molla Loiero: nella sanità ha fatto inciuci

Dalla Margherita difesa d’ufficio del governatore che resta autosospeso

da Roma

Non si placano le acque alla Regione Calabria. Il presidente Agazio Loiero, che si era autosospeso dalla Margherita dopo le critiche per le nomine dei manager sanitari, incassa dal partito regionale un blando sostegno alla sua posizione istituzionale. Ma a patto, come confermano autorevoli fonti dei Dl nazionali, che «sia sempre più un presidente e sempre meno un governatore». Ovvero, che «Loiero non si sottragga al rispetto» delle indicazioni della maggioranza consiliare in merito agli indirizzi di politica sanitaria. «È un nuovo punto di partenza dopo le lacerazioni che si erano registrate - replica l’entourage di Loiero -, è stato trovato un momento di equilibrio per il quale il presidente si ritiene soddisfatto».
Ma se il documento finale della vivace Direzione regionale della Margherita, tenutasi l’altroieri, cerca di ricucire almeno i rapporti interni al partito, la giunta calabrese è scossa dalle nuove accuse lanciate ieri dal Pdci locale e nazionale. Durissima la nota diramata ieri dall’europarlamentare Marco Rizzo, che non esita a parlare di «inaccettabile inciucio nelle nomine dei manager sanitari, un insegnamento per il futuro governo del Paese». «In Calabria - spiega Rizzo -, nella nomina dei manager da parte dell’assessore regionale del centrosinistra alla Sanità, Donis Lo Moro, è stata usata una particolare attenzione nel nominare candidati che hanno avuto significative esperienze con le giunte di centrodestra. Come definire altrimenti questa modalità, se non con il termine inciucio?». Il Pdci ricorda i fatti, citando come esempio di nomine «cristalline» quelle adottate dal governatore laziale Marrazzo: «I manager che vanno a ricoprire un incarico così delicato non possono certo essere neutrali o, peggio ancora, avere una concezione che sia certamente in contrasto con l’idea di un bene essenziale per la collettività qual è la salute...».
Insomma, i manager della Sanità devono essere espressione della maggioranza e non possono essere considerati ruoli «tecnici». Una linea della «discontinuità», finora rispettata dai presidenti unionisti delle Regioni, che era stata deliberata anche dalla giunta calabrese, come sottolinea il segretario comunista locale, Michelangelo Tripodi. Quest’ultimo accusa l’assessore della Sanità Lo Moro di non avergli sottoposto alcun «curriculum» dei nuovi manager.
Si approfondisce così il solco creatosi nella maggioranza calabrese. Anche perché la Margherita pare non voler essere altrettanto intransigente. A livello nazionale si sostiene che «i tecnici sono dei professionisti, e a noi non interessa chi viene nominato: basta che oltre al rapporto fiduciario sia presente anche il requisito del rispetto degli indirizzi di politica sanitaria». Se il documento del 29 novembre scorso era sembrato una sfiducia all’operato di Loiero (con il placet di Franco Marini), quello stilato l’altroieri dai Dl calabresi conferma «il pieno e convinto sostegno al presidente» anche se non lo invita a rinunciare all’autosospensione. «Vogliamo governare bene la Calabria assieme a Loiero», dice il segretario locale, Franco Bruno.

Che si dilunga sull’autonomia del partito, che pretende «lo stesso trattamento riservato ai Ds». Ma, cercando di salvare capra e cavoli, ammette anche che «forse il presidente, come noi, non sempre ha un buon carattere e a volte emergono spigolosità reciproche...».

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