Andavano dal parrucchiere in orario di lavoro

Uscivano dall’ufficio per fare la spesa e timbravano i cartellini di colleghi assenti: la Procura chiede il processo per sei dipendenti pubblici. Sono accusati di truffa

Andavano dal parrucchiere in orario di lavoro

ArezzoErano riusciti a conservare il proprio posto di lavoro scampando alla «scure» delle razionalizzazioni, che un paio d’anni fa aveva messo a rischio l’ente per cui lavorano. Adesso, però, per continuare a sedere su quella poltrona dovranno presentare al giudice giustificazioni piuttosto convincenti. Già, perché sei dipendenti dell’Ente irriguo umbro-toscano sono stati «pizzicati» dalla Guardia di Finanza mentre si assentavano dall’ufficio a tutte le ore, per recarsi chi al supermercato, chi in banca, dal parrucchiere o per fare un salto a casa.
In diversi casi, gli impiegati non si limitavano ad allontanarsi ripetutamente per periodi prolungati durante il normale orario di servizio, ma timbravano anche il cartellino segnatempo del collega per «coprirne» uscite anticipate o arrivi mattutini in ritardo. È per questo che per sei dipendenti dell’ente pubblico non economico - «salvato» nel 2009 dal ministero per la Semplificazione dopo che si era ipotizzata una sua chiusura - la Procura di Arezzo ha chiesto in questi giorni il rinvio a giudizio per truffa aggravata ai danni dello Stato, dopo un’indagine svolta a fine 2008 dai finanzieri delle Fiamme gialle.
Tutto nasce dall’esposto presentato da un dipendente dell’Ente, stanco di assistere ad atteggiamenti tanto disinvolti quanto diffusi tra i colleghi. Un dipendente onesto, insomma, che mal sopportava il malcostume dei compagni d’ufficio. E dire che la struttura per cui lavorano era stata a un passo dall’essere soppressa, «bollata» come un inutile spreco. In quell’occasione, a salvare l’ente e il posto di lavoro dei suoi dipendenti fu una mobilitazione degli ex governatori di Toscana e Umbria, che nel novembre di due anni fa sollecitarono il governo affinché risparmiasse la struttura, sottolineandone «l’operato in un settore di fondamentale importanza per gli interessi toscani e umbri in materia di approvvigionamento idrico, irriguo e di tutela ambientale».
I sei dipendenti assenteisti, però, non si comportavano certo in maniera tale da rendere virtuoso l’Ente irriguo: i riscontri preliminari operati dalle Fiamme gialle su delega della Procura, attraverso una serie di appostamenti e pedinamenti, hanno infatti accertato numerosi allontanamenti «sospetti» dal posto di lavoro, a piedi o in auto, per le destinazioni più disparate, che necessitavano di ulteriori approfondimenti.
I militari della Guardia di Finanza hanno così installato due telecamere: una riprendeva l’ingresso dell’Ente e l’altra l’apparecchiatura segnatempo. In poche settimane di monitoraggio visivo, con pedinamenti, appostamenti e videoriprese parallele, si è fatta luce sull’ampiezza dell’assenteismo.
Sono state documentate svariate decine di assenze durante il normale orario di servizio da parte dei sei dipendenti (tre uomini e altrettante donne) non inferiori ai 20 minuti e con punte superiori alle due ore, tutte realizzate senza marcare i cartellini segnatempo e non giustificate, come verificato dalle Fiamme gialle esaminando i registri giornalieri delle presenze.


Le videoriprese hanno anche rivelato che alcuni dei dipendenti «fannulloni» si prestavano ripetutamente, con disinvoltura, a timbrare anche il badge di un collega, per «coprirne» entrate o uscite dall’ufficio in orari ben diversi da quelli effettivi.

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