Annunziata, interviste docili quando l’ospite è di sinistra

Aggressiva con il premier, rivendica il diritto di fare domande scomode. Ma nelle altre puntate elogia Bertinotti, scambia cortesie con Mieli e Curzi, dà ragione a Epifani e aiuta Cofferati

Paolo Bracalini

da Milano

Domanda bruciapelo a Cofferati, tanto per mettere in difficoltà l’ex segretario Cgil poi leader carismatico della sinistra degli scioperi: «Un giudizio secco sulla Finanziaria». Sorrisino complice e risposta scontata per il sindaco di Bologna, che forse, anche lui, si aspettava un attacco più ficcante dalla giornalista. È la prima puntata di In mezz’ora, 9 ottobre 2005, il nuovo programma di Lucia Annunziata la domenica mattina, su Rai Tre. «Il governo ha tagliato le risorse degli enti locali. Quest’anno avremo 32 milioni di euro in meno rispetto al 2004». Va bene sindaco, ma troppo morbido, andiamoci giù più pesante: «Già l’anno scorso avevate 4 milioni e mezzo in meno. Quindi da 4 milioni e mezzo a 32 milioni in meno, giusto?», incalza l’Annunziata. E Cofferati ci va a nozze. Altre domande dure dell’ex presidente di garanzia Rai: «Vede spesso Prodi qui a Bologna?», «Cosa vi dite?», «Le dà dei consigli?». Per il cinese l’intervista è impegnativa come una passeggiata in piazza Maggiore.
E così è anche per Paolo Mieli, il direttore del Corriere della Sera intervistato il 20 novembre. Passaggio surreale letto col senno di poi. «Mieli, lei ha rifiutato la presidenza Rai e poi ha accettato la direzione del Corriere. Vuol dire che la Rai è meno libera del Corriere della Sera?». Risposta di Mieli: «No, lo dimostra il fatto che poi hanno nominato lei presidente della Rai».
Accomodante, gentile, interrompe raramente Lucia. Quando lo fa, con Guglielmo Epifani, segretario Cgil intervistato il 22 gennaio (sotto pubblichiamo alcuni stralci dell’intervista), è per sottolineare la consonanza di idee: «certo», «e certo», «esatto». Violini in pista: «Siete gli unici rimasti dalla parte degli operai». Anzi, a volte è l’Annunziata stessa a spingere a sinistra l’intervistato: «A me pare che a volte siete addirittura timidi sulla difesa del mondo operaio» , «la sinistra arriva un po’ tardi sulle battaglie del lavoro». E quando Epifani dice che «se i ricchi diventano più ricchi senza rispettare le regole, e non si può chiedere chi si trova in difficoltà di rispettarle solo lui», e l’Annunziata erompe in un «esatto!», poi sente il dovere di spiegare: «Io su questo voglio dire non dovrei essere dalla vostra parte ma insomma un conduttore ha sempre le proprie opinioni. Perché non aprite un fronte più serio al di là delle barricate?». «Abbiamo fatto uno sciopero generale ogni anno», quasi si giustifica Guglielmo Epifani davanti alla pasionaria Annunziata.
Duetta con Sandro Curzi, consigliere Rai anche lui, ex direttore del Tg3, il 29 gennaio. Lo presenta come «papà della televisione italiana» e Curzi quasi si imbarazza. Poi comincia l’intervista: «Cominciamo con qualcosa di parziale. C’è un’agenzia in cui Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto di Forza Italia dicono che Rai Tre è una macchina da guerra della sinistra, che ne pensa?». «È impressionante», dice Curzi. Ma a Lucia non basta: «Sì ma è anche significativa degli umori della destra in questo momento, non crede?».
Stende un tappeto rosso anche a Fausto Bertinotti, il segretario di Rifondazione comunista ospite dell’Annunziata il 26 febbraio.

Descrive il partito di Fausto in termini trionfali, e il leader comunista ricambia commosso: «La ringrazio molto per la fotografia che dà l’idea della consistenza di un partito. È vero quello che lei dice». Ma non basta, e Lucia rincara la dose di miele: «Certo, un vero partito».

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