Roberta Pasero
È la città dell'impossibile, la metropoli dove i sogni, anche i più improbabili, si avverano, dove i miti si concretizzano, dove dal nulla si può creare unutopia. È New York, semplicemente. La città raggiunta ogni giorno da chi è in cerca di qualcosa, di qualsiasi cosa che non trova altrove, perché basta intravedere l'ombra della Statua della Libertà per entrare dritto nel futuro. Girovaghi ed emigranti, intellettuali ed artisti, nevrotici ed insonni, illusi o disillusi, qui ognuno sa dove andare, di giorno e di notte, in cerca sempre di una nuova emozione.
Lo capirà anche chi non ha mai addentato la Grande Mela (il soprannome le deriva da uno storico jazz club di Harlem chiamato proprio The Big Apple) sfogliando la guida dedicata a New York di National Geographic, in edicola con Il Giornale da domani (euro 7.90 oltre il prezzo del nostro quotidiano). Un viaggio alla scoperta degli angoli mozzafiato della città, a cominciare dal suo skyline, il celebre profilo di questa città che per simbolo ha proprio grattacieli interminabili, quelli che a Manhattan sembrano quasi imprigionare chi li sfiora passeggiando, costringendo ad alzare continuamente lo sguardo in cerca di uno scampolo di azzurro. Non per niente qui nel 1857 entrò in funzione il primo ascensore al mondo in viaggio verso il cielo, cosa che contribuì ad allungare l'orizzonte di New York in una sorta di gara continua verso l'alto, a cominciare dal primo grattacielo, il Tower Building, innalzato nel 1889 dall'architetto Bradford Gilbert, una struttura talmente sottile che i newyorchesi erano certi sarebbe caduta molto presto. L'itinerario a piedi tra i grattacieli più spettacolari della città, dall'Empire State Building al Citicorp Center, dal General Eletric Building al Flatiron Building, è soltanto uno dei tanti proposti ai visitatori più esigenti dalla guida di National Geographic, come sempre ricca di descrizioni particolareggiate e di approfondimenti storico-culturali, di informazioni turistiche e percorsi e cartine a tema. Una metropoli da amare guardandola da differenti punti di vista, stando ad osservare dalla balconata del Grand Central Terminal la folla di passeggeri che nelle rush hours, le ore di punta, invade la stazione, dotata anche di un frequentatissimo Oyster Bar famoso per le ostriche stufate, e va ogni giorno alla conquista della città, oppure risalendo l'inconfondibile rampa a spirale che attraversa il museo Guggenheim così come l'aveva pensata Frank Lloyd Wright, o perdendosi nel labirinto di sentieri che punteggia Central Park fino al giardino a forma di lacrima voluto da Yoko Ono per ricordare il marito John Lennon e al mosaico con il titolo della sua canzone Imagine, dono della città di Napoli, ma anche fermandosi al cosiddetto crocevia del mondo, tra Broadway e la Quarantaseiesima strada, ad ammirare l'angolo più scintillante del pianeta: quando le insegne pubblicitarie di Times Square si accendono è ancora un'altra unica emozione. La chiamavano Great White Way, la grande via bianca, quando fino agli anni Venti erano lampadine monocolore ad illuminare la piazza, poi il neon la colorò dandole un bagliore ed un'anima artistica inconfondibile, quella che il poeta Ezra Pound definì «la nostra poesia, perché qui abbiamo tirato giù le stelle a nostro piacimento».
Nella guida troverete anche la New York degli storici edifici di ghisa di Soho, prefabbricati, imbullonati sul posto e che allo sguardo danno ancora oggi l'idea di case di pietra scolpita, quella dei quartieri periferici, da Harlem al Bronx al Queens, che stanno lentamente rinascendo. La metropoli a tratti ostile, a volte faticosa e imprendibile, quella già celebrata da Frank Sinatra nella celebre New York New York quando cantava: «Se posso farcela qui posso farcela ovunque».
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