«Ieri è stato un giorno molto difficile. Ho sentito che mi mancava il respiro. Mi sentivo soffocare. Aveva la stessa età di mio figlio». Cristina Kirchner ha gli occhi lucidi e il solito vestito nero da vedova che indossa da quando suo marito Nestor l’ha lasciata un anno fa. Guarda i microfoni e si commuove, fa fatica ma parla. Un passo in avanti rispetto al giorno prima, quando ha saputo che Ivan Heyn, sottosegretario al Commercio estero, era morto non ha capito più nulla e ha abbandonato il summit in preda ad una crisi di nervi. Ivan Heyn è stato trovato impiccato nella sua stanza d’albergo, al Radisson Hotel di Montevieo, in Uruguay, dove si trovava per partecipare al vertice del Mercosur, il mercato comune dell’America del Sud.
La Kirchner ha annullato tutti gli incontri, cancellato anche la foto di gruppo con i partecipanti al vertice, mentre le delegazioni hanno deciso di tenere i prossimi incontri a porte chiuse e in un’ambiente più piccolo.
Martedì mattina le delegazioni dei Paesi dell’America latina lo aspettavano, per giorni lui si era organizzato fissando incontri preparatori. Gli assistenti hanno provato a chiamarlo decine di volte, si sono insospettiti. Poi la scoperta macabra. Nella stanza hanno trovato il suo corpo completamente nudo e ancora bagnato, come se prima di morire si fosse lavato accuratamente, dicono gli inquirenti. Heyn si è tolto la vita impiccandosi con una cintura. Il corpo è stato rinvenuto verso le tre del pomeriggio, morto da sei ore, «apparentemente impiccato», ha fatto sapere il portavoce della polizia locale, Jose Luis Rondan. Nessuna lettera o messaggio accanto al cadavere, che secondo l’autopsia non mostrava segni di violenza, la porta della suite era chiusa.
Per ora, la storia tragica di Heyn resta un mistero.
Perché un ragazzo di 34 anni, compiuti venti giorni fa, brillante e in carriera, avrebbe dovuto ammazzarsi nel bel mezzo di un summit internazionale? Qualcuno ipotizza anche la pista del gioco erotico finito male, ma gli inquirenti non si sbilanciano. Heyn era bello e affascinante, astro nascente della politica argentina, Heyn era considerato uno dei ministri più brillanti nell’esecutivo appena varato dalla presidente Cristina. Un economista apprezzato nonostante la sua giovane età. Un tipo con tutte le carte in regola per sfondare. Aveva carisma, sapeva trattare con le aziende, parlare ai politici. Con la sua voglia di arrivare, di emergere, aveva conquistato il cuore di Cristina. Il suo talento e la sua ambizione lo avevano già portato in alto. Heyn era stato sottosegretario durante il primo mandato della Kirchner, e membro del gruppo giovanile peronista La Campora. Lei lo elogiava parlando di «giovane promessa».
La sua carriera istituzionale era iniziata a 28 anni, dopo essere stato presidente della Federazione Universitaria Argentina. Eppure la vita di Heyn non era stata sempre in discesa. Aveva conosciuto da vicino la fame, la povertà vera. Marcato a fuoco dalla crisi del 2001, quando la sua famiglia rimase senza niente, senza lavoro, senza casa, senza macchina. Quando la fabbrica di famiglia andò in fallimento, il padre tentò il suicidio. La famiglia emigrò in Spagna, Ivan no.
Troppo argentino per andarsene. Quel ragazzone solare e sorridente, ballerino di tango appassionato, negli ultimi giorni si era come spento. Stanco e sotto stress era diventato insofferente. Anche davanti a quel lavoro che amava tanto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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