Arriva il «processo breve»: sentenza definitiva in 6 anni

BERLUSCONI Con i nuovi limiti temporali, le cause Mills e Mediaset potrebbero venire estinte

RomaNiente più tagli alla prescrizione, la soluzione sta nel «processo breve». Non si lamentavano tutti per i tempi troppo lunghi della giustizia? E l’Europa non bacchetta l’Italia continuamente per questo? Ecco allora un provvedimento che vuole realizzare il principio della «ragionevole durata dei processi». Compresi quelli del premier Silvio Berlusconi.
La bozza finale ormai è pronta e fissa a due anni il tempo massimo per ogni fase, dal tribunale all’appello alla Cassazione: sei in tutto per arrivare alla condanna definitiva. È quello che chiede da anni il Consiglio d’Europa.
Il testo del disegno di legge dovrebbe essere presentato oggi in Senato, non si sa ancora se a firma dei capigruppo della maggioranza, di alcuni parlamentari o, addirittura, di tutti quelli che sostengono il governo, in modo da rafforzare l’impegno da parte di ogni forza politica.
Dopo l’incontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, il testo in 4 punti elaborato da Niccolò Ghedini ha dovuto subire delle modifiche, perché il presidente della Camera si è opposto alla norma per la prescrizione breve, quella che avrebbe cancellato i processi Mills e Mediaset con il taglio di un quarto dei termini fissati. L’idea di limitarla ai procedimenti pendenti per reati di non grave entità commessi prima del 2 maggio 2006 (data dell’indulto) e con pena non superiore a 10 anni, non è stata sufficiente a farla digerire all’ex leader di An.
Così, il testo avrà tre punti, compresa una norma transitoria per l’applicazione ai processi in corso, ma solo di primo grado. Cioè, anche quelli del premier, dal caso Mills ai diritti tv Mediaset. Che, se il provvedimento sarà scritto in un certo modo, potrebbero addirittura già essere estinti per aver superato il limite consentito.
La durata massima di 2 anni per ognuna delle tre fasi del processo, dopo la quale scatta la prescrizione, verrebbe introdotta con una nuova norma del codice di procedura penale (l’art. 346 bis), che limiterebbe questa novità ai processi per reati con pene non superiori a 10 anni. Sarebbero esclusi quelli per reati di mafia, terrorismo o grave allarme sociale, come rapina o omicidio. E dovrebbe valere solo per gli incensurati.
Il testo base da cui si è attinto, sottolineano nel Pdl, è quello presentato negli anni scorsi da parlamentari del Pd come Elio Fassone e Guido Calvi. Tanto per dire che il concetto è condivisibile.
Ci sarebbe poi una modifica alla legge Pinto del 2001, che prevede il risarcimento per i danni legati a processi eccessivamente lunghi. Finora, il giudice doveva decidere a sua discrezione se fosse stato violato il principio della ragionevole durata dei processi, mentre ora verrebbe messo nero su bianco che il processo, per non essere ingiusto ma in linea con le sollecitazioni del Consiglio d’Europa, non deve durare più di 2 anni per ciascun grado di giudizio. Per poter chiedere l’indennizzo il cittadino dovrebbe dimostrare di aver presentato al giudice un’istanza di accelerazione del processo, per accedere a una corsia preferenziale ed ottenere una rapida sentenza con motivazione sintetica. Per i processi pendenti al momento dell’entrata in vigore della legge, l’istanza dovrà essere presentata entro 60 giorni.


La maggioranza inserirebbe queste proposte in un piano più ampio di misure per migliorare l’efficienza degli uffici giudiziari, dai fondi agli aumenti di organico. Proprio quello che chiedeva Giulia Bongiorno. Nella legge finanziaria saranno dunque stanziate più risorse per il settore giustizia.

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