Assalto agli ospedali, esauriti i posti letto: «Non mandate malati»

Negli ultimi due giorni non c'era un posto libero. Davvero il pienone delle feste. Peccato che a registrare il tutto esaurito non fossero alberghi e ristoranti, ma gli ospedali cittadini. Intasati da persone afflitte da malanni vari accentuati anche dal brusco calo delle temperature e dalle vittime dell'influenza. Sia di quella vera e propria, l'Australiana, che è solo agli inizi di stagione, sia di quella attiva dall'inizio dell'autunno, che porta febbre meno alta e durata minore. Disturbi questi che, nella maggior parte dei casi, non richiederebbero prestazioni da pronto soccorso. E invece, a Santo Stefano e ieri, erano davvero tanti i milanesi che hanno affollato le accettazioni.
Un surplus di lavoro che i camici bianchi prevedevano già alla vigilia anche perché, a causa dei vari ponti, nelle due ultime settimane del mese gli studi dei medici di famiglia sarebbero stati aperti solo tre giorni. Le previsioni sono state ampiamente confermate dalle prese d'assalto dei nostri concittadini che hanno dovuto sostare in attesa di una visita ore e ore nei pronto soccorso.
Al punto che il Sacco ha finito addirittura le barelle e il Niguarda, il San Paolo, il Fatebenefratelli e il San Raffaele hanno dovuto avvertire il 118 di non trasportare da loro altri pazienti. Proprio com'è accaduto anche al San Carlo, dove venerdì sono state intasate sia l'area internistica sia quella chirurgica e sabato quella intensiva. A peggiorare la situazione ci si è messa la chiusura, in questi giorni di festa, del pronto soccorso a pagamento per i codici bianchi, quei casi che non necessitano di cure ospedaliere ma quelle di un medico di base.
E pensare che attivo da qualche mese, unica esperienza del genere in città e in Lombardia, è stata voluto dal direttore generale del San Carlo Antonio Mobilia, per molti anni a capo dell'Asl Città di Milano, proprio per abbattere le code in pronto soccorso di tutti i pazienti a cominciare da quelli contrassegnati come i codici bianchi che dovevano aspettare anche sei o addirittura dodici ore.
Così è stato sino a prima che iniziassero le feste, ma da Natale il pronto soccorso per i codici bianchi, accessibile dietro pagamento di ticket, è chiuso per qualche giorno. Non era il caso di tenerlo aperto proprio durante le feste visto che gli studi dei medici di base sono chiusi? «Ma in questi giorni ci sono anche altre forme di assistenza - risponde Giovanni Ruggeri, portavoce del direttore generale - rimangono aperti gli ambulatori di continuità assistenziale della guardia medica».
E su questa ieri e l'altroieri, oltre ai vertici del San Carlo, erano in molti a far affidamento: soprattutto i cittadini che hanno arroventato il centralino.

E sono rimasti in attesa di risposta nel pomeriggio (come abbiamo verificato) anche otto-nove minuti. Spazientito dall'attesa c'è chi ha chiamato il 118, inappropriatamente, come hanno fatto seicento persone il 26 e il 27 dicembre. Tutte chiamate cui non ha fatto seguito l'invio di un'autoambulanza.

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