LondraFuori anzi dentro. Resta in carcere Julian Assange, sebbene ieri il tribunale di Westminster si sia pronunciato a favore di una sua liberazione su cauzione. La folla di fan radunatasi da ore all'esterno della Corte già cantava vittoria quando è arrivata la notizia dell'immediato ricorso presentato dalla Svezia contro il provvedimento. Il fondatore di WikiLeaks è quindi destinato a trascorrere dietro le sbarre della prigione londinese di Wandsworth almeno le prossime 36 ore e forse molte di più in attesa che i giudici esaminino la nuova richiesta. Una giornata densa di colpi di scena quella di ieri. Una vittoria quasi insperata la decisione dei giudici di lasciar libero il giornalista australiano seguita però da un epilogo amaro che ha fatto infuriare Assange. «É molto arrabbiato - ha dichiarato il suo legale - sa di aver ragione e si batterà fino all'ultimo per tornare libero». L'uomo è in prigione dal 7 dicembre e nella prima udienza si era visto rifiutare la libertà condizionata su cauzione perchè sussisteva il rischio che potesse fuggire. Fino a ieri erano in molti a ritenere che anche il ricorso presentato dai suo legali sarebbe stato rigettato, invece questa volta i giudici hanno ritenuto che Assange potesse ritornare libero anche se solo ad alcune precise condizioni.
La cauzione era stata fissata a 240mila sterline, 283mila euro, il giornalista avrebbe dovuto indossare un braccialetto elettronico rinunciando al passaporto. Inoltre avrebbe dovuto rimanere al domicilio scelto dalle 10 alle 14 e dalle 22 alle 2 del mattino con l'obbligo di presentarsi ogni giorno alle 18 in punto alla stazione di polizia locale. Restrizioni pesanti, ma del tutto sopportabili soprattutto se si pensa che l'abitazione dove il fondatore del sito più in voga del momento dovrebbe trascorrere la sua permanenza forzata è una lussuosa residenza di campagna in perfetto stile inglese di proprietà di Vaughan Smith, fondatore del «Frontline Club», il club di giornalisti dove Assange ha soggiornato prima dell'arresto. «Più che di arresti domiciliari si tratterà di arresti al castello» aveva commentato scherzando uno degli avvocati di Assange riferendosi alle dieci camere da letto della dimora.
Ieri la madre di Assange, Christine ha dichiarato alla rete televisiva australiana «Channel 7» di di essere riuscita a parlare con il figlio per pochi minuti e di essere commossa dalle molte dimostrazioni di solidarietà nei confronti del suo «coraggioso figlio». La signora ha anche letto un comunicato che Julian stesso le avrebbe dettato durante il colloquio in prigione in cui difende tutte le azioni di WikiLeaks. Molte le personalità che in questi giorni hanno preso le difese di Assange. Il regista Ken Loach, Bianca Jagger, l’ex modella che è stata moglie di MIck Jagger, Michael Moore che ha messo a disposizione 20 mila dollari e i suoi server e così lo scrittore di «My Beautiful Laundrette» Hanif Kureishi. «Questa è una vittoria del comune buon senso - aveva dichiarato la scrittrice Yvonne Riley subito dopo la notizia della decisione dei giudici - se gli fosse stata negata la libertà allora avrebbe significato che la corte si era trasformata in un'arena politica.
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