Federica Artina
Venti minuti. Durò venti, lunghissimi minuti lallarme a bordo dellAtr 72 della Tuninter Bari-Djerba che il 6 agosto scorso ammarò tragicamente al largo di Palermo, uccidendo sedici persone di cui tre sono ancora disperse. A testimoniarlo cè una registrazione, riascoltata ieri mattina presso laeroporto di Punta Raisi da alcuni inquirenti della Procura di Palermo insieme ai consulenti della Tuninter. In quel nastro il pilota dellAtr, Chafik Ghabri, comunica alla torre di controllo dello scalo palermitano lo spegnimento dei due motori del velivolo, limpossibilità a raggiungere la pista per un atterraggio di emergenza e linevitabilità di ammarare. Venti minuti, in cui la tragedia si è andata sempre più delineandosi. Venti minuti, dalla prima consapevolezza di grave emergenza allo schianto fatale.
Da quel momento soltanto ipotesi. Carburante sporco? Errore umano? Manutenzione precaria? La verità forse sta per emergere, proprio da quel mare che è stato teatro della tragedia. La verità sulla sciagura aerea di Capo Gallo è vicina e sta tutta nei bracci meccanici di «Remora». È questo il nome del robot teleguidato che scenderà giù, fino a 1440 metri di profondità, per raggiungere la carlinga dellAtr, inabissatasi subito dopo lo schianto. Lì sono state infatti individuate le due scatole nere dellaereo, le due «bocche della verità» che testimonieranno tutto quanto successe a bordo dellaereo della Tuninter. E lì sarebbero ancora incastrati i corpi dei tre dispersi. Oggi è attesa a Palermo la «Edt Ares», nave specializzata partita dal porto cipriota di Limassol nei giorni scorsi su esplicita richiesta della Phoenix International, società americana con sede nel Maryland alla quale è stato affidato il compito di portare a galla i due «cervelli» dellAtr 72. Unoperazione delicata che potrebbe essere ulteriormente complicata dalle avverse condizioni del mare in questi giorni.
Intanto ieri sono partite le prime azioni legali da parte dei parenti delle vittime della sciagura aerea per ottenere un risarcimento per la morte dei loro cari. Le cifre che si aggirano intorno ai due milioni di euro a vittima, un importo ben lontano dai 20mila euro offerti dalla Tuninter nei giorni successivi allincidente. «Chiediamo molto di più - ha dichiarato lavvocato Giuseppe Tucci, che insieme a Fabrizio Lombardo Pijola e Nino Castellaneta rappresenta legalmente i familiari delle vittime - perché in questo caso la responsabilità civile si configura come responsabilità oggettiva». «Miriamo a unazione il più possibile tempestiva - ha aggiunto il legale - anche al fine di scoraggiare quei soggetti che non esitano a risparmiare a scapito della sicurezza». Gli imputati sono molti. La Tuninter e il comandante dellAtr 72, ma anche la Swan Tour, lagenzia che aveva venduto il pacchetto ai disgraziati turisti, lAvions de Trasport Regional, costruttrice del velivolo, e la Pratt & Whitney, la ditta americana che ha realizzato i due motori dellAtr. Fino allEnac, per la presunta omissione di verifica dei criteri di sicurezza del velivolo.
I parenti di alcune delle vittime hanno anche deciso di costituirsi parte offesa in sede penale e si dichiarano pronti a costituirsi parte civile nel caso di processo contro eventuali responsabili da parte delle Procure di Palermo e Bari.