Attacco a Il Giornale Basta, è ora di abolire l’Ordine dei Giornalisti

La solidarietà di Magdi Cristiano Allam a Sallusti, sospeso due mesi: è ora di ribellarsi a questo ente fascista, che colpisce solo le voci libere

Attacco a Il Giornale 
Basta, è ora di abolire  
l’Ordine dei Giornalisti

Caro Direttore, ti scrivo sia per esprimerti la mia più totale solidarietà per il provvedimento di sospensione di due mesi emesso dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia sia per rilanciare in Italia e in Europa una mobilitazione di tutte le persone libere e forti per l’abolizione di una istituzione di stampo fascista che non ha pari in Europa.

Io denuncio l’irresponsabilità dell’Ordine dei giornalisti che è attento alla protezione degli interessi di una casta, ma è indifferente al degrado etico del sistema dell’informazione che diffonde ovunque la mistificazione della realtà al punto da allontanare sempre più la gente da una stampa che è ormai quasi del tutto screditata.
Vivo da oltre otto anni sotto scorta per la condanna a morte e le reiterate minacce del terrorismo islamico internazionale e nostrano, eppure mai una volta né l’Ordine dei giornalisti né la Federazione nazionale della stampa, il sindacato di categoria, hanno mai espresso mezza parola di solidarietà. Neppure quando richiesi espressamente una loro pubblica dichiarazione di condanna di un vile attacco del vignettista Vauro che, in conclusione di una puntata della trasmissione Annozero di Michele Santoro il 12 aprile 2007, esibì un’infame vignetta in cui venivo raffigurato nei panni di un kamikaze nell’atto di farsi esplodere con alla cinta dei rotoli del Corriere della Sera, di cui ero vice-direttore, inneggiando «Allam Akbhar!», distorcendo l’invocazione «Dio è grande!» pronunciata dai terroristi suicidi prima di compiere una strage. «La dedico a Magdi Allam che vedo sempre difendere l’Occidente. Quindi integralisti domestici», sentenziò gelidamente Vauro quando scorrevano i titoli di coda, senza che ci fosse più il tempo per condannare quel gesto infame che mi accomunava ai terroristi suicidi islamici che io per primo in Italia ho denunciato, finendo per subire una pesante limitazione alla mia libertà personale essendo sottoposto al più elevato livello di scorta.

Fu così che chiesi a Michele Santoro, all’Ordine dei giornalisti, alla Federazione nazionale della stampa e al Comitato di redazione del Corriere della Sera di condannare l’aggressione mediatica di Vauro che implica un’incitazione all’odio nei miei confronti, ancor più grave perché proferita nel momento in cui sono il bersaglio prediletto del terrorismo islamico in Italia. Ebbene non ci fu nessuna condanna, tutti si rifiutarono di scrivere o di dire mezza parola per deplorare la vignetta infame di Vauro. Ringrazio l’allora direttore Paolo Mieli e il vicedirettore Luciano Fontana che mi offrirono la possibilità di denunciare l’accaduto sulle pagine del Corriere, pur consentendo a Vauro di replicare evocando la cosiddetta «libertà d’espressione» evidentemente scambiata per libertà di diffamazione.
Eppure, caro Direttore, l’Ordine dei giornalisti, la Federazione della stampa e i Comitati di redazione si fanno in quattro quando c’è da difendere e sostenere a tutti i livelli i giornalisti a loro graditi, i Saviano di turno, fino a ergerli a capipopolo e profeti delle bibbie laiche che ormai si sprecano.

Ho potuto personalmente constatare l’assoluta inutilità dell’Ordine dei giornalisti quando dal 1975 al 1987 ho esercitato la professione di giornalista senza poter essere iscritto all’Albo semplicemente perché non avevo la cittadinanza italiana. Eppure, quando superai il rito dell’esame dell’Ordine e ottenni la tessera professionale, era da dieci anni che i miei articoli, commenti ed editoriali venivano pubblicati sul quotidiano La Repubblica, così come ancor prima comparivano su una trentina di testate locali tra cui alcune prestigiose quali il Gazzettino di Venezia, il Secolo XIX di Genova, il Mattino di Napoli, la Gazzetta del Mezzogiorno di Bari e La Sicilia di Catania, svolgendo di fatto per queste testate anche il ruolo di inviato speciale pur in assenza di un contratto di dipendenza perché non possedevo la tessera di appartenenza alla Casta. Per circa 12 anni gli italiani mi hanno apprezzato per i miei interventi sul Medio Oriente leggendomi sui giornali, ascoltandomi e vedendomi alla radio e in televisione, ma ufficialmente non ero un giornalista! Non è una prova dell’inutilità dell’Ordine dei giornalisti?

In questa nostra Italia i giornalisti fanno politica fino ad assurgere a protagonisti effettivi degli equilibri e dei giochi della politica; i politici raccomandati e schierati occupano le pagine dei giornali che si sono trasformati in strumenti di guerra mediatica e politica; gli italiani si allontanano sempre di più dalla stampa perché sono nauseati dall’imperversare del sensazionalismo e scandalismo che lede alla correttezza dell'informazione e si fa beffe del senso di responsabilità nei confronti dei cittadini. E l’Ordine dei giornalisti di cosa si preoccupa? Di emettere sentenze ad personam per colpire le voci libere della parte politica avversa.

A questo punto dobbiamo ribellarci e dire basta! Quale parlamentare europeo intendo promuovere a livello nazionale italiano ed europeo un’iniziativa per l’abolizione dell’istituzione dell’Ordine dei giornalisti che esiste solo in Italia e che fu concepita da Mussolini per sottomettere la stampa alle direttive della dittatura fascista.

Così come intendo promuovere un’iniziativa di legge popolare da sottoporre al Parlamento italiano che riconosca il dovere dei giornalisti a diffondere un’informazione corretta e il diritto degli italiani a recepire un’informazione responsabile.

Ringrazio il Giornale per lo spazio che dedica alla legittima battaglia per la libertà d’informazione e sono certo, caro Direttore, che insieme alla maggioranza degli italiani liberi e forti noi ce la faremo.

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