Attenti a Fido se è di sangue blu entra nella Storia

Il nuovo libro di Oscar Grazioli ha per titolo «Cani di sangue blu» (edizioni «L’età dell’acquario» 228 pagine, 16 euro): seguito,il sangue blu, da «storia e storie di 31 razze celebri». Una cavalcata nell’universo dei nostri amici a quattro zampe, con aneddoti storici e osservazioni tecniche e pratiche. Grazioli - i lettori del Giornale lo sanno - è un veterinario che ama gli animali. Il che, si obbietterà, dovrebbe essere la regola. Ma non lo è.(Questa osservazione vale anche per i medici degli umani). Risulta, lo stesso Grazioli ce ne ha dato notizia, che vi siano tra i veterinari più suicidi che in altre professioni. Forse alcuni di loro, tra i migliori, sono disperatamente stressati dalle troppe sofferenze in cui s’imbattono.
Poichè le sue pagine sono dedicate ai cani di razza e non a quelli che un tempo erano i bastardi, e che adesso si preferisce chiamare meticci, l’autore spiega: «Scrivere dei cani di razza è un modo per ricordare e nobilitare i loro fratelli, umili meticci che, pur compagni fedeli dell’uomo, non hanno potuto far parlare di sè». La dedica d’inizio è eloquente «A tutte le Laika, povere creature, bruciate nel firmamento della sconfinata arroganza umana». Laika era il nome della cagnolina che i sovietici immolarono lanciandola nello spazio.
Non nello spazio ma in battaglia è caduto Moustache, un barboncino nato in una casa di agricoltori della Normandia che fu «arruolato» nell’esercito napoleonico, che partecipò alla prima campagna d’Italia del grande corso, che si distinse ad Austerlitz e che nel 1811 trovò morte eroica, colpito in pieno da una palla di cannone, in Spagna, presso Badajoz.
Nel suo percorso Grazioli ricorda, con tocchi svelti, un’infionità di personaggi. Ne cito due a titolo d’esempio. Il primo è Lyndon Johnson, presidente degli Usa, che possedeva tre «beagle» e nel 1965, durante un incontro ufficiale, prese uno dei tre, Edgar, per le orecchie e se lo tirò accanto per farsi fotografare. Fu accusato di maltrattamenti. Si difese spiegando che il suo gesto non aveva causato pericolo nè sofferenza a Edgar ma, essendo Johnson conosciuto come incallito mentitore, non tutti gli credettero.
Il secondo personaggio è Indro Montanelli che aveva rinunciato alla caccia perchè non se la sentiva più di ammazzare animali e che aveva sempre con sè «il suo amato pastore tedesco». Questa annotazione, nel capitolo dedicato appunto ai pastori tedeschi, merita d’essere completata con qualche altra notizia. Il pasdtore tedesco era una pastora. Alla quale tuttavia erano state affibbiato le generalità d’un politico polacco, Gomulka, che era stato segretario del partito e che aveva avuto alterne e drammatiche traversie. A dire il vero la moglie di Montanelli, Colette, ha negato in un libro («Casa di randagia»), che il battesimo di Gomulka sia stato opera di Indro. Lui non c’era, ha spiegato - l’avevano mandato proprio in Polonia per un servizio giornalistico - quando la cagnolona era stata comprata. «All’atto di pagare venni a sapere che si trattava di una femmina. Come l’avrebbe accettata Indro, che prediligeva i cani maschi? Nell’incertezza la battezzai Gomulka come il leader polacco che spesso ricorreva nei suoi reportages. Un nome che suonava bisex».
Questa bella galoppata nel mondo canino, che è anche mondo umano, può degnamente concludersi con la poesia. Al suo terranova, Boatswain, Lord Byron dedicò un monumento e versi bellissimi: «Qui accanto riposa chi aveva bellezza ma non vanità,/forza ma non arroganza,/coraggio ma non ferocia/e tutte le virtù dell’uomo senza i suo vizi».

Un contemporaneo, Marco Lodoli, ha pubblicato per Marsilio un volumetto «Zoe.Canzoniere per una barboncina», che si chiude con queste parole per la piccola amica morta: «In sogno cerco Zoe/e lei mi guarda, è sola/su una stradina bianca».

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