Ma in che Paese di pagliacci ci troviamo a vivere?
C’è un cantante, un mammut dell’era geologica dei Rokes, poi affrancatosi dal branco col nome di Shel Shapiro, che ora canta la nostra Costituzione e recita i primi undici articoli della medesima con la sua inflessione inglese benché da secoli stia in Italia. C’è il Comico di Stato Roberto Benigni che dedicherà un recital televisivo a quant’è bella la Costituzione.
Ma cos’è questa pedagogia ruffiana, leggermente puttanesca,sulla Costituzione e cosa c’entrano la musica, labellezza,l’amore con una Carta e le sue leggi? Abbiamo in Italia il privilegioantico di vivere la bellezza allo stato sfuso nella realtà, nelle bellezze naturali, artistiche e culturali e ci mettiamo a cantare e decantare come innamorati feticisti la bellezza leggiadra della Costituzione nata appena nel 1947. Ma le costituzioni sono da rispettare e da osservare; non sono da amare, cantare e pomiciare. L’amor patrio scaturisce dalla vita, la storia, la cultura, il paesaggio, il retaggio e il linguaggio nostrano, dalle persone e dalle tradizioni, non certo dagli articoli di un Dettame legislativo. A quando un cd sul Codice penale, parole di Mogol e Travaglio? O una dichiarazione d’amore degli U2 agli F24,una ballata rap della Corte dei Coti sulle leggi di stabilità, un concerto rock delle Authority dedicato alla Norma, ma non quella di Bellini, o una canzone dei Tutor, gruppo on the road, sul Codice della strada? In un Paese serio li denuncerebbero per atti di libidine sulla Costituzione.
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