Tasse pedagogiche

Nel tennis, dopo i primi sette game, è previsto il cambio palla. Gioco, partita, incontro. Un po’ di pedagogia non guasterebbe

Tasse pedagogiche
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Bellissimi i pensieri e bellissime le parole che Massimo Giannini, nella rubrica «Per Posta», sul Venerdì di Repubblica, ha offerto ai lettori con questa acuta riflessione su Jannik Sinner: «Trasferirsi a Montecarlo, col pretesto che lì “ci si allena meglio”, è una furbizia troppo piccola per un tennista così grande. Questi campioni dovrebbero sentire di più il senso della responsabilità sociale. Milioni di persone li venerano come idoli e li seguono come modelli: un po’ di pedagogia non guasterebbe. Finora Jannik ha guadagnato 50 milioni di dollari: se restituisse al Paese in cui è nato un po’ di quel che il Paese gli ha consentito di essere, farebbe il suo colpo più bello. Game, set, match».

Bravo Giannini, mica un Uomo qualunque, come l’omonimo Guglielmo, ma un pensiero libero, un braveheart della penna che, però, oltre a non sapere che qualunque atleta eserciti una prestazione professionale paga le tasse nel sito relativo, si è dimenticato di rivolgere lo stesso ardente monito anche al proprio datore di lavoro-editore che, messo alle strette dal tribunale, ha versato parte del dovuto al fisco italiano. Nel tennis, dopo i primi sette game, è previsto il cambio palla. Gioco, partita, incontro. Un po’ di pedagogia non guasterebbe.

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