Auto, la Ue apre al prestito di 40 miliardi

Bruxelles apre alle richieste di aiuto delle case automobilistiche: il prestito a tassi agevolati di 40 miliardi, sollecitato nelle scorse settimane a nome del settore dall’ad di Fiat, Sergio Marchionne, si starebbe materializzando.
L’eurocommissario alle Imprese, Guenter Verheugen, insieme a Christian Streiff, presidente di turno dell’Acea, l’associazione dei costruttori, ha infatti lanciato alla Banca europea degli investimenti la proposta di un maxi-finanziamento a sostegno dell’innovazione e della ricerca finalizzata all’efficienza energetica e all’abbattimento delle emissioni. Secondo Streiff, tra l’altro numero uno di Psa Peugeot Citroën, l’erogazione di 40 miliardi di euro dovrà soprattutto servire a garantire, all’industria dell’auto, la liquidità necessaria per far fronte agli investimenti richiesti dalle nuove regole ambientali fissate dall’Ue.
Lo stesso Streiff confida che la concessione del prestito avvengo entro Natale. D’accordo con l’Acea è Verheugen («la proposta corrisponde alla missione della Bei: finanziare, cioè, progetti e investimenti d’interesse europeo»), mentre il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, ha rimarcato «l’esigenza di rispettare le norme sulla concorrenza per non ricadere nei sussidi al settore di vecchio stile». Per l’Acea, comunque, è importante mettere a punto «uno schema di rottamazione dei veicoli più datati, visto che nei vecchi 15 Stati membri dell’Ue, prima dell’allargamento del 2004, le vetture con più di 8 anni rappresentano il 35% del parco attuale». All’incontro sul «Cars21», che si è svolto ieri a Bruxelles, con Verheugen, Streiff e Marchionne, c’era anche il sottosegretario alle Infrastrutture, Roberto Castelli, il quale si è soffermato sul rapporto costi-sanzioni in relazione al pacchetto clima: «Il tema dell’impegno economico delle case - ha detto Castelli - è stato fatto rilevare e andrà tenuto in considerazione, in quanto non esiste una Co2 migliore o una peggiore. Il sistema sanzionatorio, allo stato dei fatti, penalizza i veicoli più piccoli». Il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, parlando più in generale, ha quantificato tra 8 e 12 miliardi in quattro anni i costi complessivi di Kyoto per l’Italia in assenza di interventi concreti (riduzione delle emissioni oltre il 13 per cento). Streiff ha comunque giudicato «folli» le multe previste dalla proposta di regolamento Ue che limiterà a 130 grammi per chilometro, in media, le emissioni delle auto nuove nell’Ue a partire dal 2012: il settore, in pratica, si troverebbe ad affrontare costi 15-20 volte superiori rispetto agli altri comparti. Intanto le vendite di vetture continuano a diminuire: il presidente Streiff prevede che il calo europeo nel quarto trimestre sarà superiore al 10%. E anche l’Italia è destinata ad allungare la striscia negativa: alla fine di ottobre la riduzione delle immatricolazioni è stimata nell’ordine delle due cifre percentuali. La situazione, considerata in continuo peggioramento, vede le società ricorrere con sempre maggiore frequenza allo stop delle attività produttive. Oltre a Fiat, che sta facendo un massiccio ricorso alla cassa integrazione, il gruppo Psa ha annunciato la chiusura degli impianti per 20 giorni nei prossimi sei mesi. «Una caduta dei mercati del genere - ha commentato ieri Streiff - non è mai stata vista prima: siamo molto preoccupati». Ma non è solo l’Europa dell’auto a battere cassa.
Dagli Stati Uniti è arrivata la conferma delle pressioni da parte di General Motors (-5,8% le consegne di veicoli da gennaio) affinché il governo conceda prestiti per 10 miliardi di dollari (in aggiunta ai 25 già autorizzati a sostegno del settore) per concludere l’accordo di fusione con Chrysler.

Il presidente Rick Wagoner, allo stesso tempo, starebbe tentando di accordarsi con la rivale Toyota. Da una parte Wagoner vorrebbe cedere ai giapponesi alcuni asset, dall’altra cercherebbe un accordo sulla produzione di vetture a maggiore efficienza ecologica.

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