Autogrill vende il catering per 160 milioni

Chi conosce Salvatore Ligresti sa bene che l’ingegnere di Paternò non vorrebbe mai vendere nulla, soprattutto quelli che considera «gioielli di famiglia». Ma ieri, quando Vincent Bolloré ha portato al 2,4% il proprio pacchetto nella holding Premafin, aggiungendo di volerlo ulteriormente arrotondare seppur «in maniera modesta», le Sim hanno scaricato gli ordini di acquisto su «casa Ligresti» puntando sul riassetto: Fondiaria-Sai ha così chiuso in rialzo del 6,5% (a 8,36 euro), la controllante Premafin del 7,9% e Milano Assicurazioni del 5,87%. Immediata la reazione della Consob che ha avviato accertamenti sullo strappo dei titoli: in dieci giorni FonSai ha guadagnato il 12,9% e Premafin il 17,5%.
Bolloré ha subito precisato che dietro al proprio investimento non si nasconde la mano del colosso francese Groupama, che potrebbe approfittare delle difficoltà della famiglia Ligresti per sfilare FonSai. «No, no. Sono solo investimenti, noi siamo un gruppo familiare presente in Italia da dieci anni, quindi cresciamo a poco a poco. Siamo sempre stati tranquilli e modesti, non abbiamo mai dato fastidio a nessuno, rispettiamo sempre gli equilibri», ha detto il finanziere bretone che tira le fila dei grandi soci francesi di Mediobanca. Aldilà delle dichiarazioni ufficiali, fanno notare alcuni osservatori, la mossa di Bolloré rappresenta però una mano tesa, con sapiente scelta di tempo, a Ligresti. Il gruppo è infatti alle prese con il rilancio di FonSai e l’ad Fasto Marchionni ha messo in cantiere un importante piano di dismissioni che prevede la vendita di Liguria e di alcuni immobili di pregio, come la struttura di Piazza Cordusio e la Torre Velasca, uno dei simboli della Milano degli anni Sessanta.
Se tutto andrà per il verso giusto si stima che nella casse di FonSai entreranno circa 500 milioni: il primo passo potrebbe essere compiuto già in ottobre con la vendita del porto di Loano (nel Savonese); per la sede di Piazza Cordusio si attendono novità entro fine anno mentre su Liguria avrebbe messo gli occhi il fondo Clessidra. Resta poi da ristrutturare il debito di Premafin.
Se il meccanismo dovesse incepparsi o il mercato assicurativo italiano dovesse continuare a manifestare le forti difficoltà accusate quest’anno, secondo gli analisti Ligresti dovrà però cercare una terza via per rafforzare FonSai, che è la terza realtà assicurativa del Paese ma sta soffrendo più di altre proprio perché è molto esposta nella Rc auto. La sfida a quel punto sarebbe trovare sul mercato quei capitali che al momento non sembrano nella disponibilità dei Ligresti: sull’intera galassia pendono debiti lordi per 2,2 miliardi.
Bolloré potrebbe quindi diventare il grande ambasciatore, capace di riscattare per la Francia una forte presenza nel mercato assicurativo italiano che «pareggi» l’impegno delle Generali oltralpe. Groupama è già tra i grandi soci di Mediobanca, dove sempre ieri Bolloré ha continuato ad arrampicarsi nel capitale, acquistando tramite la Financiere du Perguet, altri 300mila titoli per un controvalore di 2 milioni (6,69 euro per azione). Il finanziere ha da poco avuto il via libera del patto di sindacato per salire dal 5% al 6% del capitale di Piazzetta Cuccia che con Unicredit è tra i grandi creditori di Ligresti. Malgrado l’intreccio sia fitto, da più parti si assicura però che quella di Bolloré in Premafin è un’azione svolta in solitaria.

Mediobanca è infatti da sempre schierata per preservare l’italianità di FonSai, nella convinzione che la compagnia possa funzionare al meglio a patto di trovare una maggiore efficienza nel business e di creare una buona squadra di manager capace di rafforzarne la governance anche in vista della successione a Salvatore Ligresti che prima o poi andrà affrontata.

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