Cronache

Autonomia, è scontro sui nomi delle località: ora l'Alto Adige fa la guerra alla lingua italiana

Se l'autonomia va a ruota libera. Il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder, vuole cancellare l'italiano dalla toponomastica. E propone di cambiare circa 300 cartelli stradali per usare solo il tedesco

Autonomia, è scontro sui nomi delle località: 
ora l'Alto Adige fa la guerra alla lingua italiana

Lui si chiama Alois, ma gli italiani lo chiamano Luis. È nato a Pfalzen (che sulle mappe si trova come Falzes), in frazione Hofern (detta anche Corti). Durnwalder è presidente, da 22 anni e mezzo, della Provincia di Bolzano e proprio non ne vuole sapere dei cartelli della sua zona storpiati in italiano. La questione è sottile e pure parecchio complessa. Come sottolineato da Italia Oggi, tutto parte dai 1.526 toponimi tutti in tedesco installati dall’Alpenverein, il club alpino in lingua germanica e ladina dell’Alto Adige. Una commissione ad hoc ha stabilito che il 10% delle indicazioni dovrebbe restare in tedesco, mentre un 45% dovrebbe essere interamente bilingue e un altro 45% avere in italiano almeno l’indicazione generica come lago o monte. Tutti in versione bilingue anche i nomi dei rifugi. Ma Durnwalder non ci sta. E sui nomi dei rifugi preferirebbe solo il nome originario dei vecchi tempi asburgici.
In totale erano 620 le indicazioni in italiano da salvare, ma il presidente ha fatto la sua contro-lista. Che conteneva prima 100, poi 225, quindi 300 toponimi italiani da eliminare. La metà. Un piano che il leader della Svp conta di discutere con il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, che ha fatto rotta su Renon (a 16,4 chilometri da Bolzano) per un po’ di vacanza. Ma ad aspettarlo troverà un presidente, magari in divisa da Schützen, con propositi bellicosi.
«Questa lista non è frutto del caso - spiega Durnwalder - Il primo principio è che le organizzazioni private possono assegnare il nome che vogliono a una loro proprietà, e ciò vale anche per i nomi dei rifugi». Il secondo riguarda la denominazione di località che si trovano su suolo privato. «Ci sono alcune malghe - continua - che hanno nomi legati al maso nella cui proprietà ricadono: questi non dovrebbero essere tradotti. L’esempio più concreto è Malga Sasso, un nome di fantasia: dovrebbe chiamarsi Malga Stein perché è sul terreno privato del Maso Stein».
Per aggirare la polemica la Svp aveva pensato anche a una nuova segnaletica con cartelli su cui verrebbe riportato soltanto un pittogramma (una casetta per la malga) più il nome specifico, solo in tedesco. Ma il Cai non è d’accordo e resta fermo sui cartelli bilingui. Durnwalder, che sulla manovra appoggia il governo («Noi siamo in prima classe, ma è ovvio che se la nave affonda affoghiamo anche noi. Accetteremo sacrifici e risparmi»), sui nomi è irremovibile. E sta preparando il terreno per bocciare la lista dei 620 toponimi.
È già in subbuglio il Pd, al governo in Provincia con la Svp. «Su un tema così importante - dice il segretario Antonio Frena - non saranno i singoli a decidere, nemmeno autorevoli come Durwalder». Ma Alois, quinto di undici figli di una famiglia contadina della Val Pusteria, non è dello stesso parere e si sta spianando la strada. Per finirla con la pantomima dei doppi nomi studiata da Ettore Tolomei, il geografo di epoca fascista che «ribattezzò» in italiano tutti i luoghi dell’Alto Adige. Dopo che la sua tomba fu devastata più volte dai terroristi al grido di «becchino del Sud Tirol» oggi la sua opera potrebbe sparire dai cartelli.

E lui riprendere a rivoltarsi nella fossa.

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