Azzurri sempre in campo a Shanghai

Portano il nome della squadra nazionale e ne vanno fieri. Giocano con grinta, entusiasmo, anche se per loro il calcio è una passione e non una professione, impegnati come sono nelle mansioni quotidiane di imprenditori e manager all'estero, nella fattispecie dall'altro capo del mondo, in Cina. A Shanghai si sono fatti strada e chiunque vive lì e se ne intende di pallone conosce gli Azzurri, il team capitanato da milanesi, con presidenti Emanuele Vender (onorario) e Gianmaria Delfino (in carica), allenatore Niccolò Magnoni. Il gruppo è stato fondato - con una vena di orgoglio italico e lombardo - nel 1996 dal varesino Marco Barbieri, proprietario del ristorante Da Marco, noto per le sue pizze e prelibatezze dello Stivale e da quest'anno sponsor ufficiale della squadra.
«I primi tempi non eravamo così bravi - ammette Barbieri, che ha intrapreso questa avventura dodici anni fa, all'epoca portiere, insieme al suo amico Luigi Ferrara, centrocampista - certamente volevamo vincere, ma anche divertirci e spesso arrivavamo sul campo, il sabato mattina alle 9, dopo una nottata trascorsa in discoteca. I risultati non erano sempre eccellenti».
Poi le cose sono cambiate, merito anche della gestione dei giovani del Panino, famoso locale milanese nel centro della città cinese. La squadra, inserita nella Sifl, la Shanghai international football league, una delle più antiche competizioni calcistiche amatoriali in Asia, ha raggiunto ottimi traguardi nell'ultimo biennio e quest'anno, per la prima volta nella sua storia, ha battuto i fortissimi Shooters della Gran Bretagna. «Oggi siamo rispettati da tutta la comunità internazionale - dichiara fiero Gianmaria Delfino - e quando uno straniero con interessi per il calcio arriva a Shanghai, la sua prima scelta ricade su di noi. L'Italia attira sotto questo profilo».
Il nome Azzurri, tuttavia, non deve trarre in inganno: all'interno del team gli Italiani sono cinque e gli altri appartengono a varie nazionalità: francese, spagnola, sudamericana, nordamericana e tedesca. «La soddisfazione più grande - continua Delfino - è far indossare la maglia azzurra con le quattro stelle ai nostri cugini d'Oltralpe, che sono la componente più numerosa». Non mancano poi le divisioni interne tra tifoserie nazionali e dato che quasi tutti i calciatori italiani sono milanesi, inevitabilmente, si è creata una separazione netta tra milanisti e interisti. «Quando sono arrivato in Azzurri tre anni fa - racconta Delfino -, ho trovato un clima di esaltazione dell'Inter, al punto che lo scorso anno, nella divisa ufficiale, il nero e l'azzurro erano più presenti dei colori della nazionale. Io ho reagito indossando le mutande a strisce rosso-nere, poi, con il mio nuovo incarico da presidente, ho cercato di porre fine a queste disparità».
Scherzi a parte sulla fede calcistica, in Azzurri si lavora molto seriamente («come in un normale campionato, che inizia a ottobre e termina a maggio»), ci si allena due volte alla settimana, il martedì e il sabato, e quest'anno, per la prima volta, il club parteciperà a un torneo internazionale in Tailandia.
L'obiettivo di questa stagione poi è particolarmente ambizioso: «Vincere il campionato, perché ce lo meriteremmo», afferma un altro dei giocatori milanesi, Michele Uria.

Del resto, il traguardo non sembra poi così lontano anche secondo l'opinione di Marco Barbieri che, smessi gli abiti da portiere e indossati quelli da sponsor, dichiara con sicurezza che «si può contare sulla vittoria». Insomma, forza Azzurri, fatevi valere anche nella lontana Cina.

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