Baby-squillo vende 30mila copie

Terza ristampa in un mese, nel Paese è un record: notata grazie al suo blog

Baby-squillo vende 30mila copie

da Milano

Bruna Surfistinha è una ventunenne brasiliana: la mora «ragazza del surf», nome d’arte prima di una prostituta di San Paolo e, ora, di una scrittrice di successo. Perché Raquel Pacheco, fino a poco più di un mese fa, era una squillo appassionata di internet e blog: «Surfistinha» era il nome con cui la conoscevano i suoi (numerosi) clienti e i frequentatori del suo diario on line, dove raccontava ogni dettaglio della sua vita, soprattutto sessuale. Dalla rete alla carta stampata, le sue avventure sono diventate un bestseller, Il dolce veleno dello scorpione.
Gli editori della Panda books sono stati infatti gli unici a convincere la bella e disinibita Raquel a pubblicare le sue memorie: un’eventualità da lei stessa ventilata più volte colloquiando sul web con i suoi fan ma mai presa sul serio in considerazione, almeno fino a un paio di mesi fa. Poi la svolta: Raquel decide di raccontare la sua storia, ispirandosi un po’ all’italiana Melissa P., un po’ alla cinese Zhou Weihui, l’autrice di Shanghai baby e delle gesta della spudorata Coco (come Chanel).
Il successo è immediato: la prima edizione è esaurita in due settimane, ne vengono subito stampate altre diecimila copie e, anch’esse, vanno immediatamente a ruba. Nel Brasile poco incline alla lettura, la terza edizione in un mese è un risultato quasi incredibile. Il libro di Surfistinha è amato soprattutto dalle donne: l’80 per cento del suo pubblico è costituito da lettrici fra i 13 e i 35 anni.
Lei non si meraviglia: «Tutte le donne immaginano di essere una prostituta, almeno per un giorno - ha dichiarato in una intervista -: io lo sono stata per tre anni, ma è un errore farlo per denaro». Già, perché la giovane Raquel è scappata di casa a diciassette anni, assetata di soldi: «Avevo paura di finire al verde, per questo ho cominciato a prostituirmi: ora capisco che è stato uno sbaglio, anche se non me ne pento, perché ho imparato dai miei stessi errori». Prima, era già passata attraverso bulimia, depressione, dipendenza dal Prozac.

Un’esistenza non troppo singolare, nella periferia di San Paolo, se la giovane Surfistinha non avesse avuto la passione per la scrittura. Ora le 172 pagine del suo libro sono destinate a comparire anche in Spagna e in Portogallo: e gli editori non escludono di portare la sua storia anche al cinema.

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