Il bacio dell’Udc al governo Prodi

Gianni Baget Bozzo

L’Udc è di nuovo entrata in una fibrillazione che sembrava venuta meno dopo la separazione tra Casini e Follini. La divisione tra i due leader del partito di centro era avvenuta sulla leadership di Berlusconi, accettata da Casini in cambio della modifica della legge elettorale in senso proporzionale.
È sempre stato difficile comprendere la linea di Marco Follini: prima delle elezioni sembrava concretarsi in una presentazione delle liste Udc in forma autonoma dalla Casa delle libertà sui soli candidati con il sistema proporzionale. Questa era la minaccia fatta allora dal segretario, anche se sembrava poco credibile. Una forza di centro inserita in un sistema bipolare finisce per scegliere un determinato polo: questo significava fare dell’Udc un alleato per la sinistra, pur rimanendo formalmente alternativo ad essa. Quello di Follini era dunque un pensiero astratto, lo schema di un centrismo teorico incompatibile con una condizione del corpo elettorale ormai entrata in fase bipolare. La scelta di Casini era dunque inevitabile, ma essa non ha chiuso la questione Follini, che ora riemerge, sempre in chiave centrista, con la fondazione di un movimento chiamato «terra di mezzo», un’espressione fantasiosa per indicare il centro. E Follini si comporta come una corrente della vecchia Dc perché, insieme a Bruno Tabacci, costituisce cento circoli che sono un prepartito, più che una corrente.
Se dovessimo dire qual è il disegno logico di una forza politica che non lo dice, penseremmo che la prospettiva di centro consista nel creare una maggioranza centrista, che vada dal Ds a Forza Italia, escludendo An e la Lega sulla destra, la sinistra radicale nella sinistra. Tornerebbe l’antico slogan democristiano, «avanti al centro» contro gli opposti estremismi. Il sistema proporzionale introdurrebbe tale possibilità: e questo potrebbe spiegare anche il perché esso sia stato introdotto. La linea di Casini è sembrata sinora opposta a questo disegno, che del resto contraddice la storia politica recente del leader centrista.
Ma tuttavia sembra delinearsi una linea centrista nella apertura di Casini al voto a favore della presenza militare dell'Italia in Afghanistan, ove i comunisti italiani e quattro senatori di Rifondazione comunista mancassero alla maggioranza di governo.
Non sembra un’ipotesi realizzabile: se la maggioranza di centrosinistra dovesse rivelare che la sinistra radicale è incompatibile nella sua totalità con la maggioranza di governo, sarebbe questa a entrare in crisi. Il bacio dell’Udc al governo Prodi sarebbe la crisi dell'unità a sinistra essenziale per la costituzione di questo governo.
Ma resta il fatto che Casini sembra credere che sia compito dell'opposizione valutare i provvedimenti indipendentemente dalla logica di maggioranza e di opposizione, al punto di votarli, se li approva, quando la maggioranza non è più tale.
Questo significa obiettivamente delineare una alternativa neocentrista, cioè la linea perseguita da Marco Follini, che sembra governare non la tattica ma la strategia dell'Udc. L’opposizione ha il compito, in questa legislatura, di mostrare che la maggioranza non ha unità politica e che quindi essa non ha titolo democratico per governare. Se la sinistra avesse vinto le elezioni in modo chiaro si potrebbe comprendere altra linea, ma allora i voti della sinistra radicale non sarebbero così necessari come sono. In queste condizioni, l'opposizione deve dimostrare che l'unità tra la sinistra radicale e la «sinistra» riformista è una alleanza impossibile.


Questo Casini lo ha detto più volte; ora ha l'occasione di dimostrare di credere a quello che dice, votando contro la proposta della maggioranza in quanto espressione di una maggioranza inesistente nel paese, prima che sul contenuto delle proposte stesse.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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