La badante atterra nel paniere (con il low cost)

Ci sono cose che resistono alle intemperie, ai tentativi di imitazione e di clonazione. Prendete il paniere. Quanti italiani conosco l’esatto significato del sostantivo? Trattasi di recipiente per lo più di vimini intrecciati... No, qui si scrive di una cosa meno folkloristica, poco adatta all’arredo di locali, tinello o cucina. È quell’insieme di beni e di servizi rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie italiane. Il recipiente è robusto, di eccezionale capienza, infatti contiene milleduecento e sei articoli, prodotti o voci, in sensibile aumento rispetto ai millecentoquarantatré dello scorso anno. Ma dove sta la notizia? Eccola, la prima sorpresa dell’anno della tigre, l’aumento delle voci è dovuto all’entrata di generi o affini che non potevano essere previsti e prevedibili fino a qualche mese fa. Il collaboratore familiare con compiti di assistenza alla persona, per noi ignoranti trattasi della badante o del badante, sì proprio lui. L’inflazione fa brutti scherzi, ti segnala prodotti a bruciapelo, chi non arriva a fine mese per mancanza di ossigeno in forma di denaro, da ieri pomeriggio sa che dovrà prendersela con la badante di cui sopra. E con gli interventi medici a regime privatistico. Non è mica finita qui. L’Istat non nega un posto a nessuno, ecco che avanza lo Smartphone, nelle mani di bambini, giovani, vecchi, militari e, attenti alla prossima new entry, i voli di basso costo, detti low cost perché fa più fine.
Sembra un giro contorto, pare una contraddizione in essere: da una parte aumenta il numero delle collaboratrici familiari, quindi dell’assistenza, dall’altro anche quello dei passeggeri sui velivoli ma c’è una spiegazione: la voce era già presente ma relativa soltanto ai viaggi europei, Italia e isole, stavolta, escluse. Prima di imbarcarsi, di solito, si passa al bar per una consumazione veloce. Se ne sono accorti quelli dell’Istat e hanno aperto il paniere: entrano in caffetteria tre nuovi prodotti: cioccolata calda, caffè decaffeinato e caffè d’orzo, ormai un must di ogni autogrill, con i baristi fuori di testa a memorizzare mille ordinazioni diverse e contrarie, senza zucchero e con aggiunta di acqua calda a parte. Per chi evita il caffè e simili, c’è posto per il succo di frutta tra le bevande analcoliche. Purtroppo l’Istat non specifica a qualche gusto, pera, banana, albicocca, ananasso. Nel dubbio ci si può accomodare all’uscita, non dell’autogrill ma del paniere medesimo.
Infatti se ci sono dei nuovi arrivi ecco le partenze. Spariscono la lampadina tradizionale a incandescenza, ormai spenta per dare luce a quelle di basso consumo, di forma improbabile, a ottovolante intorcinato, a sfera magica, a pera gonfiata. Ho scritto «spenta»? Via i fiammiferi, chi li usa più, Minerva, cerini? Si va di accendino, usa e getta oppure si rinuncia alla sigaretta, sigaro o pipa, secondo nuove e sanissime leggi. Ma ultima a lasciare malinconicamente il gruppo delle favorite, pensate un po’, è la riparazione dell'orologio. Ormai l’oggetto in quanto tale, l’orologio, è superfluo, se ne contano a grappoli nei cassetti di casa che sembrano svuotatasche di ladri esperti, orologi di ogni tipo, misura, colore, fosforescenti, di plastica, in gomma, in finto bronzo, in fasullo oro. La puntualità non è più necessaria, l’ora viene controllata sullo schermo del telefonino, se l’orologio si ferma non si porta più all’orecchio, scuotendolo per capire se qualche rotella è fuori zona. No, viene sostituito immediatamente da un altro articolo analogo e così il riparatore di orologi resta un artigiano da sagra paesana, come il maniscalco e il birraio.

L’Istat comunque ha informato che le sue rilevazioni non avranno più una cadenza trimestrale ma i prezzi dei prodotti verranno verificati, rilevati ogni mese, forse ogni due mesi. Insomma prepariamoci all’ingresso di nuove voci. Visti i tempi che corrono (troppo) direi lo champagne, la cocaina e il paparazzo.

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