Badura-Skoda si diverte con Schubert

Piera Anna Franini

Le periodiche frequentazioni lo rendono, ormai, un membro della famiglia, quella della Società dei Concerti. Frequentazioni possibilmente nel segno del repertorio di casa propria, Vienna. Così, dopo il recital di tre mesi fa in omaggio a Beethoven, Paul Badura-Skoda torna a Milano, stasera (ore 21), in Conservatorio in sostituzione di Aldo Ciccolini lontano dalla tastiera per problemi di salute. Il programma è dedicato interamente a Franz Schubert.
Repertorio viennese, si diceva, che Badura-Skoda conosce come pochi: per questioni geografiche, anzitutto. Da Buchbinder a Brendel, non c’è austriaco che sfugga alla tentazione posta dal ricco bagaglio autoctono che risponde ai nomi di Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Brahms...
Lo conosce, inoltre, per averlo studiato con nomi storici dell’interpretazione (Edwin Fischer in testa), per averlo squadernato nella veste di insegnante ricercato proprio in virtù di quella che ormai è considerata una sua specialità. Si aggiungano, infine, la pila di libri di musicologia (così densi da richiedere due vacanze: una per leggerli, l’altra per smaltire la fatica dell’assimilazione), la collezione di manoscritti e di strumenti d’epoca.
Stasera Badura-Skoda torna nel nome di Schubert. Sarà un piacere naufragare fra i singhiozzi, i bagliori di speranze che svaporano nel nulla, i ruggiti di ribellione subito soffocati che imbevono e improntano il repertorio di questo compositore. Badura-Skoda svela le due anime di Schubert naturalmente incline al piccolo pezzo e allo stesso tempo ambizioso cultore della composizione di lungo respiro.
Aprono la serata i tre Momenti Musicali op. 94 e il quaderno degli Improvvisi op. 90: 4 quadri in sé compiuti ma al tempo stesso movimenti di Sonata. Il primo Improvviso, ad esempio, fa l’effetto di un Allegro di Sonata con tanto di motivo d’avvio, sorta di motto di fanfara, e una seconda idea carezzevole: frutto dello Schubert autore di Lieder.
Il secondo è la croce e delizia di tanti allievi di Conservatorio attratti dalla fluida corrente di terzine che lo intridono. Gusto delle piccole cose (però di buon gusto) che si concilia con l’ansia del fare in grande di Schubert compositore di Sonate. Radura-Skoda propone una delle ultime e più controverse: la D 959. Lo scatto leonino dell’attacco viene diluito nel vagabondare alla Schubert fra elegia, brividi di paura e balsamo della poesia.
Badura-Skoda ha una carriera di corso internazionale, di sicuro è una gloria nazionale. È stato insignito di onorificenze quali la Croce di Merito Austriaca di Prima Classe per l’Arte e le Scienze nel 1976, l’Anello Bösendorfer nel 1978 (il pianoforte Bösendorfer è lo strumento d’elezione del repertorio viennese), la Medaglia Mozart nel 1987, la Medaglia d’Onore della Città di Vienna nel 1988.

Una carriera avviata più di cinquant’anni fa da tre concorsi, ma anzitutto dalla garanzia posta da due mentori d’eccellenza quali Herbert von Karajan e Wilhelm Furtwängler. Mezzo secolo d’attività documentata da duecento dischi e una dozzina di cd.

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