Milano La notizia è che Mario Balotelli è in silenzio stampa. Deciso da Mino Raiola. La singolare protesta è stata presa per rispetto nei confronti della società e dei giocatori che devono concentrarsi per la partita di ritorno di Champions league. Dichiarazione di Mino Raiola.
Antefatto.
Mario Balotelli è seduto a tavola assieme a tutti i compagni, cena ad Appiano con incursione strategica di Massimo Moratti, venerdì sera, vigilia di Inter-Atalanta.
Mario si sente a disagio, capisce che non gode di grande calore, dialoghi ridotti all'osso, e se ne lamenta. Lui che studia per diventare il più grande calciatore del mondo si sente emarginato, borbotta. Qualcuno lo sente e gli fa: «Il più grande calciatore del mondo ti fa vincere la coppa, non rischia di fartela perdere».
È una prima spiegazione del suo allontanamento da Appiano.
Il presidente non lo ha protetto, lo ha salvato. Ieri Mario a San Siro avrebbe passato un tristissimo pomeriggio, ha preferito lo stadio di Brescia, c'era la Reggina. Lui era convinto che le sue scuse fossero sufficienti, era convinto di aver chiuso baracca e burattini con un comunicato algido e abbastanza misterioso. Ne era talmente convinto che lo ha anche confidato a cena: che squadra è? Nessuno che mi parla, eppure ho chiesto scusa a tutti.
Secondo antefatto, datato.
Se qualcuno ha memoria per ricordare la prima partita di Josè Mourinho, finale di Supercoppa italiana a San Siro contro la Roma, forse ricorda che a un certo punto è entrato Mario Balotelli. E l'ha cambiata. Un gol fantastico, tacco, pallonetto e vantaggio, ma soprattutto recuperi, copertura, voglia. Non era secoli fa, era l'estate 2008, minorenne.
Mercoledì sera, al rientro nello spogliatoio dopo Inter-Barcellona 3-1, Mario avrebbe giustificato così la sua sceneggiata: «Se non avevo voglia di giocare... Allora, se non avevo voglia, non avevo voglia». Pare sia stata la frase scatenante, reazione da strada, Ibrahimovic ha detto di non aver mai visto nulla di simile, forse ha esagerato, ma ci è andato molto vicino.
Ieri la curva aveva in mente qualcosa di più tonico. La mossa del presidente di liberarlo dall'impegno di campionato ha fatto da deterrente a qualsiasi gesto incomprensibile. Alla fine c'era solo un lungo lenzuolo sulla ringhiera della Nord. «Non c'è tempo di pensare a un bambino se non rispetta la maglia... Forza ragazzi, uniti verso la prossima battaglia». Nella Sud un altro striscione firmato Banda Bagaj: «Mario: le mamme dei Bagaj se ti prendono sono guai». Sembrava dovesse venir giù il mondo, ragazzate, aria di cortile.
Massimo Moratti ha ribadito che Mario non è sul mercato, lo considera un patrimonio, un bene da proteggere. Parole che Mino Raiola ha ribaltato: «Nessuno ha cacciato Balotelli da Appiano, è assurdo dire una cosa del genere. È stata una decisione presa di comune intesa. Non mi va di creare un caso mediatico, non lo voglio io e non lo vuole neppure Mario. Lui vuole che il gruppo possa concentrarsi in santa pace». Si direbbe che per riuscirci si siano liberati di una presenza ingombrante. Eppure tutti ripetono che è una bravissima persona, Mario un compagnone, nessuno lo vorrebbe perdere, ieri sera, subito dopo Inter-Atalanta 3-1, Muntari, ghanese come la famiglia biologica di Mario, ha ripetuto che all'interno del gruppo tutti gli vogliono bene: «E io spero che lui diventi un grande campione e lo diventi all'Inter perché abbiamo bisogno di lui. È solo ancora piccolo, non capisce».
Tutto spinge verso una cessione di Balotelli a fine stagione. Mino Raiola ha precisato che il silenzio annunciato da lui e relativo a Balotelli, cesserà giovedì, proprio subito dopo Barcellona-Inter. Dopodiché ci sarà un incontro con il presidente, non confermato dall'Inter. Intanto Raiola deve augurarsi che a Barcellona vada tutto bene, e poi questo anticipa chiaramente che Mario Balotelli non salirà sull'aereo per Barcellona.
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