Condannate la Chiesa a tre avemarie, due paternostri e un’Ici, ma grande come una casa.
Ogni giorno vedo crescere quest’onda ( o quest’onta, dal punto di vista clericale) e da contribuente capisco. Da incompetente in materia, il buon senso mi suggerisce di dire: non pagate l’Ici per i luoghi di culto e di beneficenza, per il resto invece pagate. E finisce lì. Certo, ci sono due concordati alle spalle, si dovrebbe arrivare a una separazione giudiziale e non più consensuale, un Discordato. E la Chiesa ci ricorda che separare viene da diabolus.
Della faccenda mi colpiscono però due cose esterne e agli estremi, come il cielo e la terra.
Il cielo: mi colpisce la furia di additare un agnello sacrificale su cui scaricare il peso morale della crisi. E la Chiesa ne ha la vocazione. Ici di Dio che togli i peccati dell’Euro.Ma c’è un alone d’odio,una sete di vendetta, di astio non solo anticlericale- che arrivo a capire- ma irreligioso, che impressiona. È un voler trascinare l’unica porticina verso l’immortalità nell’inferno quotidiano dei comuni mortali.
Questa perdita del sacro, questa sottomissione della santità al fisco la trovo torva e triviale.
Dopo il pensiero celeste, ecco quello terrestre: hanno voluto un governo di tecnici perché ha le mani più libere per decidere.
E invece, non tocca la Casta perché sennò perde i voti in parlamento; non tocca la Chiesa perché perde la sua benedizione ai tanti ministri devoti; non tocca banche, oligarchie e interessi forti perché ne è emanazione.Peggio dei politici ci sono solo i tecnici.
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